Roma, 16 febbraio- In cinque mila sono scesi in piazza a Ferrara per chiedere giustizia per Federico Aldrovandi, assassinato in circostanze sospette da quattro poliziotti. Quattro poliziotti, condannati, che hanno riindossato la divisa e sono di nuovo su strada, a contatto con le perone, senza controllo, senza restrizioni. Federico Aldrovandi, appena 18enne, fu ucciso il 25 settembre 2005, durante un controllo di polizia. Ieri pomeriggio il corteo “Via le divise” ha sfilato in suo onore, partendo da via Ippodromo, dove fu ucciso, fino alla prefettura. Arrivati lì, la madre, il padre e il fratello di Federico sono stati ricevuti dal prefetto Michele Tortora per una decina di minuti. «Gli abbiamo chiesto il licenziamento degli agenti di polizia – ha spiegato dopo Lino Aldrovandi, padre di Federico- di inserire il reato di tortura nella nostra legge e di applicarsi affinchè gli agenti in servizio siano identificabili. Il prefetto ci ha detto che scriverà al Ministero per presentare le nostre richieste». Al corteo hanno partecipato anche Lucia Uva e Ilaria Cucchi, per gridare contro le morti di stato e l’omertà che ancora oggi riveste molti ambiti delle forze dell’ordine. In piazza ha sfilato per tutto il corteo anche il vicentino Arnaldo Cestaro, massacrato nella scuola Diaz, durante il G8 di Genova del 2001. Riportò varie fratture alle costole e ad un braccio. «Mi hanno rotto un braccio e varie costole. Sono qui perchè eventi simili non devono più accadere. Non si possono più coprire i crimini, le torture e le morti di Stato. E’ lo stesso Stato che crolla ad ogni violenza, pezzo a pezzo».