Roma, 20 febbraio – L’Ora della Terra, Earth Hour, nel 2007 era solo Sidney, dall’anno successivo l’iniziativa nata dal Wwf per sensibilizzare sul tema del riscaldamento globale divenne un evento planetario in cui, per sessanta minuti, si invitavano a spegnere le luci di importanti monumenti ma anche di abitazioni ed aziende private: Roma optò per lasciare al buio il Colosseo.
Dal 19 febbraio è cominciato il countdown per l’edizione 2014, che culminerà il 29 marzo dalle 20.30 alle 21.30 per ogni paese, con l’effetto di una “ola” che attraverserà ogni fuso orario. Per quanto riguarda Roma, come nel 2013, saranno le luci di San Pietro a spegnersi per lasciare spazio all’energia di chi sceglierà di partecipare.
Con lo slogan di “Usa la tua energia” sono state organizzate campagne in migliaia di città di tutto il mondo per contenere gli effetti del surriscaldamento terrestre, in modo che non vengano alterati i delicati equilibri di ecosistemi che avrebbero ripercussioni non solo sulle specie animali e vegetali ma anche su milioni di persone.
Testimonial d’eccezione, a mettere la “faccia” per conto della Sony, sarà Spiderman, la cui partecipazione servirà inoltre a pubblicizzare il nuovo film in uscita nella sale in aprile, “The amazing Spiderman 2: Il potere di Electro”. Ovviamente è il cast, tra cui Jamie Foxx, Emma Stone, Andrew Garfield ed il regista Marc Webb, ad essere coinvolto nella raccolta fondi per i diversi progetti ambientali come la costruzione di imbarcazioni in vetroresina che, nelle Filippine, riescano a resistere alle variazioni climatiche e di stufe che preservino il panda gigante dalla deforestazione.
Ma il vero animale simbolo della questione surriscaldamento è l’orso bianco polare, il cui habitat si è ridotto del 14% dagli anni Settanta, come dimostrato dalle rilevazioni satellitari. Per questo, fino al 2040, gli è stata dedicata una zona tra la costa settentrionale del Canada e della Groenlandia chiamata “The last ice area”, necessaria per le sue esigenze come l’alimentazione e la riproduzione. Il disgelo inoltre potrebbe rendere accessibili nuove falde petrolifere e di gas di cui ancora non si è iniziato ad usufruire, l’impatto sugli ormai solo 25 mila esemplari di plantigradi rimasti potrebbe essere ancora più devastante.