20 Febbraio, Pescara – Tua moglie non vuole fare sesso e per questo hai deciso di farti l’amante? Bene, la Cassazione ne ammette la legittimità, anche se solo nelle condizioni in cui il coniuge sopravvenga ai propri doveri coniugali. Insomma, l’infedeltà, dice la Suprema Corte, non può essere utilizzata quale addebito ad eventuale causa di divorzio se viene essa è motivata da uno vero e proprio sciopero del sesso. E’ quanto è successo a Pescara, dove un marito disperato all’ennesimo rifiuto da parte della consorte di adempiere al proprio dovere del talamo nuziale, ha pensato bene di andarsene via di casa, perché un conto è qualche mal di testa e un conto una vera e propria serrata.
I due coniugi in questioni non avevano più rapporti sessuali dal 2000 e questo è bastato alla Cassazione perché venisse respinta la richiesta di risarcimento da parte della donna per il tradimento subito. Il no della Corte d’Appello dell’Aquila era stato già espresso il 21 Febbraio del 2012 successivamente alle dichiarazioni dell’uomo in cui questi precisa “essere andato via di casa perché la situazione familiare non era più sopportabile e che dalla nascita del figlio non vi erano stati più rapporti sessuali tra i coniugi”.
La sesta sezione civile, tra l’altro, con l’ordinanza numero 2539, ha inoltre confermato come la donna non abbia mai smentito le dichiarazioni del proprio coniuge. Anzi, la situazione venutasi a creare ha avuto ulteriore conferma anche attraverso la testimonianza della sorella della donna, costringendo così la Corte Suprema ad ammettere infine come non ci siano “elementi di prova che possano escludere la preesistenza di una situazione di esaurimento della comunità morale e affettiva fra i coniugi cui attribuire la intollerabilità della prosecuzione della convivenza”.