Roma, 18 marzo – Il Presidente di Eur Spa Pierluigi Borghini, ospite ai microfoni di Radio Roma Capitale, parla degli interventi previsti dall’agenda per il IX Municipio: nessun ulteriore finanziamento alla “Nuvola” – nome giornalistico affibbiato al nuovo Centro Congressi progettato dall’architetto Massimiliano Fuksas da adibire a mostre, eventi, spettacoli e convegni – affittare “La lama”, albergo dagli alti standard su viale Europa e riaprire entro un anno il lunapark.
Rubinetti chiusi per Fuksas dunque, Eur Spa non ha intenzione di effettuare altri sforzi finanziari dopo che si è accollata i 15 milioni di progetto e 4,5 per la direzione artistica dell’architetto romano. “Il comune di Roma non c’entra niente, il committente è Eur Spa”, dichiara Borghini. “Se l’opera va avanti per un altro anno e lui vuole un’altra parte di direzione artistica la mia risposta è no. Perché l’allungamento dei tempi è derivante anche dalle varianti che lui ha introdotto nell’opera, compresa la compartimentazione, non prevista nel progetto originario e che invece è obbligatoria: in un centro complessi facciamo un’unica grande sala?”.
Ma al di là degli attriti c’è pure un invito alla collaborazione: “smettiamo di fare polemiche e cerchiamo di collaborare – continua Borghini – perché quell’opera per tutto il mondo resta un’invenzione di Fuksas e allora gli conviene starci accanto”.
Fra gli altri progetti Borghini preannuncia anche la riapertura in dieci-dodici mesi del lunapark da trentaquattro attrazioni: “la ruota panoramica è stata già completamente restaurata, è pronta e multicolore”. Poi c’è il Palazzetto dello Sport, “che tornerà all’ente Eur in 24 mesi” e per cui servirà una “manutenzione straordinaria. Voglio utilizzarlo per il Coni, le arti marziali e usufruire del laghetto per il Polo della canoa. Ne ho già parlato con Malagò (presidente del Coni, ndr), c’è questa possibilità”.
Infine la questione delle Torri, che rovinano la panoramica dell’albergo “La lama”, impossibile da affittare “con 439 stanze e 6 suite a qualcuno che viene, si affaccia e guarda Beirut. Nun se po fa”, il commento che attinge al dialettale per enfatizzare la situazione, “bisogna che questa faccenda venga sanata”. Diversi “costruttori non vogliono andare avanti nella rimozione degli scheletri perché non è più redditizio, noi siamo disposti a prenderne il 50%, anche Fintecna immobiliare, proprietaria dell’altro 50% può fare l’operazione. Ma così non si può restare”.