Il Colle dell’Infinito, celebre poesia di Giacomo Leopardi, è in pericolo e Il Messaggero promuove un appello e una raccolta firme. Dalla piccola altura a Recanati, che in realtà si chiama Monte Tabor, si può ammirare la Torre del Passero Solitario; è un angolo di paesaggio, vicino al centro storico, rimasto esattamente com’era nell’Ottocento: una casa colonica con le sue peculiarità (deposito di attrezzi, porcilaia e fienile) immersa nel verde delle campagne marchigiane. Ha ispirato dunque una tra le più belle e famose poesie di Leopardi, che ha scritto proprio in questo luogo, perché veniva a “fingersi” (“dall’ermo colle” che gli era “sempre caro”, oltre la “siepe che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude”), la “profondissima quiete”, gli “interminati spazi”, i “sovrumani silenzi”.
Il luogo è ora un campo di battaglia. La proprietaria del casale vorrebbe infatti trasformarlo, accorpandone i volumi esistenti e scavando un garage sotterraneo, in una Country House, con sdraio, ombrelloni, tavolini e quant’altro. Questo progetto è triste e sconvolgente e la soprintendenza non è rimasta in silenzio, opponendosi duramente. Affianco troviamo il Fai, Italia nostra e il conte Vanni, discendente del poeta, il quale già nel 1998 si oppose, vincendo, al passaggio di un elettrodo sul Colle.
Il ministro dei Beni Culturali e del Turismo, Dario Franceschini, ha subito dichiarato che “il Colle è patrimonio della letteratura e della cultura italiana, e come tale va preservato; ho dato disposizione agli uffici perché adottino tutti gli atti necessari a ribadire il parere negativo sui progetti che incidono sull’area”. Il soprintendente delle Marche, Stefano Gizzi, ha aggiunto che “la sentenza del Consiglio di Stato non dà alcun via libera alla trasformazione della casa colonica esistente in una Country House”, ma impone alla soprintendenza un nuovo parere, “magari anche un diniego definitivo, purché meglio e più puntualmente motivato”, spiegando che “apriremo ovviamente un dialogo con la controparte; ma un parere eventualmente favorevole potrà essere dato soltanto a un progetto diverso dall’attuale: che preveda il mero restauro conservativo della casa colonica, tipico esempio d’edilizia minore della zona. Senza aumenti di volume, sbancamenti di terreno nella collina, ‘resorts’ o altre simili amenità”. Sono seguite anche altre numerose prese di posizione affinché lo scempio sia evitato.
Alla “querelle” non può restare estraneo Il Messaggero che ha deciso, tramite la sua edizione online, di raccogliere le firme per un appello affinché il Ministero non lasci nulla d’intentato pur di garantire la tutela e il salvataggio del Colle leopardiano. Le sottoscrizioni verranno inviate al Ministro per i Beni Culturali, Franceschini, come sprone e un supporto alla sua azione.
E’ incredibile pensare a tutto ciò. A volte, la nostra mentalità e la nostra voglia di fare soldi e avere successo riesce a scavalcare qualsiasi cosa. Non si ha più un valore comune, ognuno ha il proprio; non si ha più la concezione e la consapevolezza di un qualcosa, in questo caso un luogo, che ha fatto la nostra storia, la nostra poesia, la nostra letteratura, la nostra cultura. Pur sapendo che cosa significhi e cosa rappresenti quel Colle, dal quale scriveva Leopardi (mica uno qualsiasi!), si preferisce metter su una Country House (Dio solo sa cosa sia), con sdraio e ombrelloni: un vero pugno allo stomaco e alla cultura. Speriamo che questo progetto riprovevole venga bocciato e che il Colle leopardiano ci rimanga “caro”, così come lo è sempre stato.
Roma, 28 marzo