Il manto stradale del territorio romano dopo l’alluvione è stato devastato da migliaia di buche. Trappole per automobilisti, ma pure per le migliaia di pedoni che attraversano la città. Tra buche, cantieri infiniti e strade interrotte i cittadini romani non ne possono proprio più. I lavori in via Cassia, per la riapertura del tratto tra piazzale Giuochi Delfici e via Pareto dove è franato il terreno, sono partiti dopo due mesi d’attesa, alla vigilia della Canonizzazione in programma il 27 aprile, che da questo weekend porterà a Roma milioni di pellegrini. Anche una maldestra tinteggiata alla segnaletica non si può negare, ma solo in centro e in alcune strade, quelle di competenza del Primo Municipio. I soldi non ci sono, si attende il Salva Roma. E così se a Barberini le zebrate sono nuove, in piazza Venezia (strada di competenza Comunale) le strisce d’attraversamento non si vedono più. Ma la vera corsa contro il tempo è quella per rifare il manto stradale attorno al Vaticano, compreso il nuovo percorso per i non vedenti a Castel Sant’Angelo. Il tutto deve essere «finito entro lunedì prossimo», assicurano dal Municipio, ma che rischia di determinare un unico risultato senza una programmazione complessiva della città: dare a Roma un volto da ventenne, lasciandole il corpo di una mummia.
Il sindaco Ignazio Marino in nove mesi non è riuscito a ridare nuova vita alle strade della città e nemmeno a fermare l’emorragia che sta lentamente uccidendo il traffico, mettendo a repentaglio la sicurezza complessiva e la tenuta del sistema viabilistico romano. Centinaia di segnalazioni giornaliere agli uffici Strade di cittadini imbufaliti disegnano il volto di una città allo sbando, finendo in una sorta di “libro nero” della viabilità. Le cifre che girano tra i corridoi di Palazzo Senatorio parlano di 9 milioni di euro che serviranno per sistemare le strade della Canonizzazione, ma di altri 100 da stanziare subito. Sempre per il Primo Municipio, però, i dati degli uffici tecnici, parlano di almeno 12 milioni di euro per mettere in sicurezza le strade.
Tra l’Olimpica e l’Aurelio i lavori sono fermi da un mese, la Panoramica resta off limits dopo la frana di due mesi fa, i tecnici stanno studiando il terreno. E ancora: Galleria Giovanni XXIII è un imbuto dove la mattina le auto si bloccano. Senza dimenticare la periferia che dovrebbe avere pari dignità del resto di Roma. La voragine di via Genzano ha spento la prima candelina, un anno. Restano gli smottamenti in via Filarete e via Buontalenti. E poi c’è il crollo del muro lungo via di Porta San Sebastiano, tra piazzale Numa Pompilio e Porta Ardeatina, che dovrebbe consentire di raggiungere l’Appia Pignatelli, e che costringe gli automobilisti a tortuosi giri e inversioni lungo la Colombo.
Intanto nei prossimi giorni a Roma sarà il caos a fare da padrone, perché ai cantieri già esistenti se ne aggiungeranno di nuovi, soprattutto in zona San Pietro-Prati. E bisognerà fare tutto in tempi strettissimi, perché tra dieci giorni le televisioni di tutto il mondo saranno puntate sul Vaticano per la santificazione dei due Papi, Wojtyla e Giovanni XXIII, con l’uso di maxischermi non solo ai Fori Imperiali, ma anche a piazza Navona e piazza della Chiesa Nuova. Il resto della città continuerà ad annaspare tra buche e cantieri, in attesa che un disegno complessivo ripristini il sistema.
Roma, 17 aprile