“A saint, he ain’t” (Non era un santo) titola così il New York Times contro la santificazione di Giovanni Paolo II, il Papa del “Se sbaglio mi corigerete”, il papa del “Convertitevi” urlato in contrapposizione alle stragi mafiose dilaganti sotto il suo pontificato, non è degno di essere annoverato tra i “Santi in Paradiso” per il prestigioso quotidiano statunitense.
Arrendevolezza, negligenza, quiescenza verso i casi di pedofilia scoppiati durante il suo pontificato: “La Chiesa sta dando il premio più alto alla persona che avrebbe potuto fermare questa macchia e non fece nulla […] è orribile e ferisce il fatto che per la Chiesa quelle migliaia di vittime tradite e danneggiate siano date per scontate come un asterisco che lentamente scompare” scrive Meureen Down già critico contro la beatificazione di Wojtyla e affonda “Un uomo che fece finta di non vedere la crisi morale non può essere descritto come un santo […] è come se la Chiesa facesse l’occhiolino all’inferno che causò a numerosissimi bambini e ragazzi.”
Ad allinearsi a Down è il Washington Post a firma di James Martin: “Per alcuni la reazione alla doppia canonizzazione sia: chi se ne importa? Anche tra i cattolici ci sono quelli che pensano il processo di canonizzazione sia disperatamente arcano, che il ‘culto dei santi’ sia superato, che credere nei miracoli sia assurdo e, in questo caso, che la canonizzazione sia una cattiva idea” e da qui la domanda: “Abbiamo ancora bisogno di santi?”.
Ad intervenire in difesa della canonizzazione è il portavoce del pontefice polacco, Joaquin Navarro-Valls: “È un’opinione che non tiene conto dei fatti. Per il caso Maciel, ad esempio, la procedura penale canonica è cominciata nel Pontificato di Giovanni Paolo II. Ed è finita nel primo anno del Pontificato di Benedetto XVI”. La tesi di Navarro svela il traviamento emotivo di Giovanni Paolo II, sostenendo che il pontefice viveva le vicende di abusi sessuali: “con grande dolore e partecipazione e sentendo il dovere di farsene carico, portando a Roma la competenza sui casi di abuso affinché non potessero esserci attenuanti ne insabbiamenti di nessun tipo. Fu lui che dieci anni fa volle riunire in Vaticano tutti i cardinali degli Stati Uniti, per affrontare nel modo più autorevole questo tema”
Roma, 25 aprile