Anche se potrebbe sembrare materia da rubrica a luci rosse, la notizia in questione è vera e scientificamente molto importante per i risvolti che può avere nella cura di talune malattie o in caso di tumori, operazioni gravi, lesioni. Oltre che essere l’apripista per la creazione di nuovi organi in vitro. Di questo si tratta: quattro vagine, create in laboratorio tra il 2005 ed il 2008, anche se solo in questi giorni sono stati eseguiti i test Follow Up per verificare come il corpo ha reagito all’impianto nel corso degli anni.
Le vagine in vitro sono state realizzate a partire da altre cellule epiteliali e muscolari prelevate con un biopsia dalle pazienti. Queste cellule sono poi state collocate su una sorta di prototipo dell’organo cucito a mano, a forma di vagina, realizzato su materiale biodegradabile in misure perfettamente calibrate sul corpo delle pazienti e infine tutto è stato collocato nel corpo di quattro ragazze affette da sindrome di Mayer-Rokitansky-Kuster-Hauser, una malattia genetica molto rara che pregiudica la funzionalità della vagina.
Il pool che ha eseguito gli interventi presso il Wake Forest Baptist Medical Center’s Institute, negli Stati Uniti era diretto da Anthony Atala. Il feedback è stato stupefacente: l’organo artificiale impiantato è stato “assorbito” senza complicazioni dal corpo delle adolescenti, formando terminazioni nervose, vasi sanguigni e cellule. Tutti gli esami eseguiti per verificarne la funzionalità hanno dato esito positivo, le vagine prodotte in vitro hanno dato in tutto e per tutto la dimostrazione di comportarsi così come gli omologhi organi naturali.
Roma, 10 aprile