Amedeo, detto anche il Duca di Ferro, era un membro di casa Savoia, appartenente al ramo Savoia-Aosta, conosciuto, per essere stato un valido generale italiano e non un accomodante su qualche trono.
Fu soprannominato “l’eroe dell’Amba Alagi”, riferito all’eroica resistenza italiana nella suddetta città in Africa Orientale, contro l’offensiva britannica.
Amedeo fu nominato viceré di Etiopia a seguito della conquista italiana nel 1936. Durante la seconda guerra mondiale gli inglesi travolgevano ogni fronte, così Amedeo si asserragliò insieme ai suoi uomini, che lo seguivano cecamente, sulle montagne etiope.
Il 17 aprile 1941 iniziò l’assedio britannico, composto da 39.000 uomini contro i soli 7.000 di Amedeo. Non solo minoranza di uomini, ma anche di mezzi. Fu una grande prova di valore. Alla fine Amedeo chiese a Mussolini l’autorizzazione alla resa, che gli approvò. Gli italiani erano più che altro stremati dalla mancanza di viveri e munizioni.
Il 17 maggio, dopo un mese, ci fu dunque la resa. I britannici resero onori alle armi, ma poi non rispettarono completamente i patti, abbandonando molti soldati italiani in balia delle truppe indigene che li depredarono di tutto.
Il Duca di Ferro fu trasferito in un carcere in Kenya. Nelle pessime condizioni in cui versava il carcere e la località, Amedeo si ammalò di malaria e tubercolosi, morì il 3 marzo 1942. Pochi mesi prima di morire, gli fu concesso di salutare alcuni prigionieri italiani, dentro un’auto transitò a passo d’uomo davanti ai cancelli di prigionia. Gli italiani gli tendevano le mani e lo chiamavano per nome, il Duca di Ferro pianse commosso.
Roma, 17 maggio.