I rami spezzati si trovano ancora lì, sul marciapiede, dove Marco ha deciso di porre fine alla sua vita, buttandosi dal quinto piano. Vi è un vuoto nell’albero, i rami sono caduti a terra con lui, attraverso quello spiraglio si vede il balcone da dove giovedì mattina il ventottenne si è buttato. I rami dell’albero hanno attutito la sua caduta, ma non abbastanza per salvarlo. Un’auto parcheggiata vicino all’albero ha il paraurti ammaccato: il giovane gay che si è ucciso per amore avrà sbattuto lì.
“Che stupido è stato. Perchè lo ha fatto?”. Queste le parole di una sua carissima amica che non se ne fa una ragione del gesto dell’amico Marco Spinetti 28 anni, originario dell’isola d’Elba. L’ultima volta l’ha sentito due giorni prima che lui decidesse di farla finita, dopo aver rotto con il suo compagno. Secondo quanto riferito dall’amica, Marco era innamoratissimo del suo compagno diceva che era l’amore della sua vita, era poco che stavano insieme, sei mesi circa. L’ultima foto su facebook risale a quattro giorni fa. Poi giovedì mattina la lite, forse improvvisa. Il compagno gli dice che è finita, lui la prende malissimo, forse minaccia di fare qualcosa, di mettere in atto i pensieri brutti che lo assalgono. Si lasciano così, probabilmente Marco prende qualche farmaco per attutire il dolore, non risponde più al telefono. Il compagno, continua a chiamarlo, ma nessuna risposta , allarmato chiama il 113: andate in Via Collazia a San Giovanni. Gli agenti trovano Marco sul parapetto, al quinto piano, sfondano la porta di casa, i vigili del fuoco stanno gonfiando il materasso, un pompiere da un balcone vicino gli ha quasi preso la mano, ancora un attimo e forse ce la fa a salvarlo. Poi il volo. Alle 12.10 il ventottenne viene portato all’ospedale San Giovanni, dove dopo un quarto d’ora muore. Verranno fatti degli esami per capire se prima di buttarsi il giovane aveva assunto dei psicofarmaci. Pillole che a quanto riferito dagli amici, Marco ultimamente assumeva. Il padre e la sorella di Marco sono arrivati dall’Isola d’Elba, la madre l’aveva persa tempo fa. In famiglia nessun problema per la sua omosessualità, i suoi lo sapevano da tempo. Marco lavorava come Team-leader, in un ‘azienda che fornisce i servizi a Sky. Lui oramai pensava di andare via, come avevano già fatto i suoi colleghi: era diventato un incubo lavorarci, ma non riusciva a prendere una decisione, perché aveva un affitto da pagare.
Roma, 31 maggio