Nuove notizie dallo stato del Borno, in Nigeria, dove erano state rapite almeno 200 studentesse lo scorso 15 aprile.
A farsi sentire è il leader dei sequstratori, Abubakar Shekau, tramite un video che dura quasi un’ora: “Allah mi comanda di vendere le donne e io le venderò”, tuona così il leader del gruppo Boko Haram, che spiega anche a quale triste destino andranno incontro le giovani studentesse.
Shekau spiega che le ragazze saranno vendute per essere trattate come schiave o per essere maritate contro la loro volontà. Alcune ragazze sembra già abbiano lasciato il paese, destinazione Camerun o Ciad, dove sarebbero state acquistate per circa 12 dollari.
“L’educazione occidentale deve cessare”, questo è l’obiettivo di Boko Haram.
Quante ragazze siano tenute prigioniere è ancora incerto, perché inizialmente si era parlato di un centinaio, mentre la BBC pare ne abbia stimate almeno 200. Ma il numero potrebbe essere anche maggiore. Il rapimento, già descritto in un precedente articolo, si svolse in una scuola secondaria di Chibok, organizzato dal gruppo estremista islamico Boko Haram. Alcune ragazze riuscirono a fuggire da un camion che le voleva portare via, due di loro, Amina Sawok e Thabita Walse, descrivono quel momento al The Punch: “Sono entrati nella nostra scuola e ci hanno fatto credere che erano soldati, indossavano divise militari, quando abbiamo scoperto la verità era troppo tardi e non abbiamo potuto fare molto. Gridavano, erano maleducati. Ecco perché abbiamo capito che erano ribelli. Poi hanno cominciato a sparare e hanno appiccato il fuoco alla scuola. Hanno anche sparato alle guardie armate di protezione della scuola”.
Le studentesse poi raccontano il momento della fuga:”Il nostro veicolo aveva un problema e si è dovuto fermare. Ne abbiamo approfittato per cominciare a correre e ci siamo nascoste nei cespugli”.
Il presidente nigeriano Goodluck Jonathan, ha chiesto maggiore collaborazione alle forze di sicurezza, nonostante un precedente tentativo di liberazione.
“Il nostro Paese è sottoposto ad una grande prova, molto dolorosa – ha commentato il presidente, appellandosi poi ad un aiuto internazionale – Parliamo a tutti i Paesi che speriamo ci aiutino, e gli Stati Uniti sono i primi. Ho già parlato due volte con il presidente Obama per risolvere i nostri problemi”.
Roma, 6 maggio