Soprattutto in questo periodo di mondiali è frequente giunga al nostro orecchio una parola di cui si abusa spesso e volentieri, che è solita fare riferimento e in maniera errata all’intera popolazione del Brasile. Il termine in questione è il vocabolo “carioca”. Si fa un uso improprio di questo appellativo che risulta essere sbagliato: “mondiale carioca”, “giocatori carioca”, “nazionale carioca”. Chiariamo una volta per tutte che “carioca” non significa brasiliano.
La locuzione “carioca” ha origine nella lingua di un gruppo indigeno del Brasile, i Tupi. Si diffuse dall’Amazzonia, nelle regioni meridionali e sulla costa atlantica e venne assorbito, a partire dal Sedicesimo secolo, dai coloni spagnoli e portoghesi. Secondo alcuni, il suo significato sarebbe “casa dell’uomo bianco”, facendo riferimento ai coloni; secondo altri, deriva da “akari”, parola che indica una specie di pesce a cui assomigliavano le armature portoghesi.
“Carioca” fa di fatto riferimento ad un ballo popolare brasiliano simile alla rumba, ma il suo primo e vero significato è quello di “nativo della città di Rio de Janeiro”. Per capire il reale senso del termine dobbiamo tornare però al periodo coloniale, quando il Rio Carioca fornì per primo acqua potabile agli originari abitanti della futura città di Rio. I carioca, quindi, non sono nient’altro che coloro che per primi bevvero dalle acque del fiume Carioca. Ci sono poi i “fluminenses”, le persone nate all’interno dello Stato di Rio de Janeiro. Si commette quindi un errore quando si usa la parola “carioca” per definire il popolo brasiliano in generale. I carioca sono solo una parte e non tutti i brasiliani.
Roma, 15 giugno