Come il dna di Bossetti è finito sui leggins di Yara. Lo ha confessato al suo avvocato il presunto Killer. Ma il suo furgone era vicino la casa della ragazza il giorno della sua scomparsa.
Massimo Giuseppe Bossetti non lo ha negato. Passati nove giorni, il presunto assassino di Yara Gambirasio, non si nasconde. “Sì, il dna sul corpo di Yara è mio” avrebbe detto l’uomo al suo avvocato, Claudio Salvagni. Una confessione importante quella del muratore 44 enne, che però non si confessa ancora colpevole in base alle prove avanzate dagli inquirenti. Già, perché Bossetti continua a professarsi innocente. Ma al suo legale non ha detto solo questo. Un lungo faccia a faccia partito con le parole “avvocato le spiego perché hanno trovato il mio dna sul corpo”.
“Non contesto che le tracce trovate siano mie – ha detto Bossetti – ma ci sono delle spiegazioni che posso offrire ai magistrati, dei motivi precisi che stanno alla base di questo ritrovamento. Sono questi motivi che mi scagionano”.
E da qui partirà la strategia difensiva degli avvocati secondo Repubblica. Ma il motivo non è stato al momento svelato, in quanto potrebbe cambiare le carte in tavola. “Sarebbe poco strategico rivelarli ora – ha continuato il legale, citando Repubblica – ma posso dire, e non è un dovere d’ufficio, che il mio cliente mi ha ampiamente convinto della sua innocenza”. E ancora: “Quanto mi ha riferito Bossetti – ha ribadito il difensore – potrebbe giustificare la presenza delle tracce che sono state rinvenute”.
Intanto il lavoro degli inquirenti continua, tanto che la posizione del muratore quarantaquattrenne di Mapello va via via complicandosi. Da che il presunto assassino ha un nome, un cognome, ma soprattutto una faccia, le indagini hanno avuto un accelerazione significativa. Eppure, potrebbe essere la presenza del furgone nei pressi dell’abitazione di Yara ad incastrate Bossetti che, ricordiamo, è stato ripreso da alcune telecamere proprio quel maledetto 26 del 2010.
Roma, 26 giugno