Una notizia che ha davvero dell’incredibile giunge da Paderno, in provincia di Milano. “Niente pipì, se ti scappa aspetti la pausa oppure la fai davanti al macchinario”, per questa frase gli operai di un’azienda di cosmetici che dà lavoro ad una cinquantina di persone sta scioperando.
Incrociando le braccia per un legittimo diritto alla pipì. E’ stato anche affisso un avviso in bacheca da Fabio Amodio, dirigente sindacale di Filtcem Cgil, sul quale si legge: “Non è nella facoltà del datore di lavoro proibire in alcun modo ad alcuna persona di recarsi in bagno per esigenze fisiologiche, poiché lesivo del diritto naturale. Né stabilire quante volte una persona possa recarvisi, né invitare la stessa ad espletare le proprie funzioni direttamente sul macchinario, perché lesivo della dignità personale”.
In realtà la questione di cui sopra sarebbe solo la punta dell’iceberg di altre problematiche emerse. E’ lo stesso Amodio a rivelarle:
“Se un lavoratore chiede un permesso o mezza giornata di ferie per andare alle udienze scolastiche, l’azienda chiede una dichiarazione del preside della scuola”. E aggiunge ancora il sindacalista: “Non si riescono a ottenere le regole minime di rispetto del lavoro. E la risposta alle richieste di incontri è sempre la stessa: “i lavoratori non si meritano nulla” e “il sindacato non deve rompere le scatole”.
Ma tant’è, la licenza di fare pipì non si nega a nessuno da che mondo è mondo.
Roma, 27 giugno