Le stragi di Perugia rappresentano il massacro e il saccheggio della città per mano delle truppe pontificie, che inflissero una dura lezione a tutti i perugini favorevoli all’Unità d’Italia.
Il periodo storico si colloca durante la Seconda guerra di indipendenza, combattuta in Italia settentrionale, dove già molti perugini, circa ottocento, erano accorsi volontari per unirsi all’esercito sardo. Nel frattempo a Perugia si era organizzato un comitato insurrezionale, a favore dell’unità nazionale, ma li comandava lo Stato Pontificio, che si era dichiarato neutrale alla guerra italiana. Il 14 giugno, comitato tentò di convincere monsignor Luigi Giordani ad abbandonare la neutralità, ma questi rifiutò e il comitato lo cacciò via, organizzando un governo provvisorio.
Lo Stato Pontificio non voleva perdere il controllo dell’Italia centrale, per questo non si offrì mai collaborativo, in pochi giorni 1.700 soldati giunsero a Foligno, raggiungendo Giordani. I soldati erano in maggioranza svizzeri, comandati dal colonnello Antonio Schmidt, che puntò quindi Perugia.
Il comitato chiamò a raccolta i suoi concittadini per prepararsi alla difesa della città. Il 20 giugno 1859, le truppe pontificie erano davanti a Perugia, un migliaio di cittadini erano pronti alla resistenza, ma erano impreparati e mali equipaggiati. Le truppe piegarono facilmente la resistenza perugina, ma non bastava riprendersi soltanto la città, serviva una lezione, per far capire che qui comanda il Papa, così iniziarono massacri, saccheggi e fucilazioni. Violenze gratuite, sopravvissute agli occhi di alcuni testimoni che raccontarono le atrocità di quei giorni.
Lo storico Pasquale Villari scrisse: “Furono saccheggiate trenta case, nelle quali — per confessione dello stesso Schmidt — fu fatto massacro delle stesse donne; furono invasi un monastero, due chiese, un ospedale e un conservatorio di orfane, nel quale sotto gli occhi delle maestre e delle compagne due giovanette furono contaminate”.
Le stragi di Perugia fecero il giro del mondo, balzando sulle pagine del New York Times, che raccolse le testimonianze della famiglia statunitense Perkins e quella dell’ambasciatore americano Stockton che si trovava a Roma.
Stockton riferì: “Una soldatesca brutale e mercenaria fu sguinzagliata contro gli abitanti che non facevano resistenza; quando fu finito quel poco di resistenza che era stata fatta, persone inermi e indifese, senza riguardo a età o sesso, furono, violando l’uso delle nazioni civili, fucilate a sangue freddo”.
Il New York Times scrisse: “Le truppe infuriate parevano aver ripudiato ogni legge e irrompevano a volontà in tutte le case, commettendo omicidi scioccanti e altre barbarità sugli ospiti indifesi, uomini donne e bambini”.
Roma, 20 giugno.
10 Settembre 2014 @ 14:00
Comportamento molto cristiano… sanzioni contro questi criminali?