Dopo l’Attentato di Sarajevo non si fecero attendere le reazioni da parte degli imperi centrali, così l’Impero Austro-Ungarico, appoggiato dalla Germania, inviò il 23 luglio 1914 un Ultimatum alla Serbia, dove erano elencati dieci punti da rispettare.
Noto anche come l’Ultimatum di luglio, la Serbia aveva una scadenza di 48 ore per fornire risposta, quest’ultimi potevano contare sull’appoggio militare di Mosca.
Le Alleanze erano già preparate, da una parte la Triplice Intesa, che comprendeva Francia, Russia e Gran Bretagna, dall’altra la Triplice Alleanza, con Germania, Austria e Regno d’Italia.
Qui sotto riportiamo i dieci punti dell’Ultimatum:
1. A sopprimere qualsiasi pubblicazione che inciti all’odio e al disprezzo nei confronti della monarchia austro-ungarica […];
2. A sciogliere immediatamente la società denominata Narodna Odbrana e confiscarne tutti i mezzi di propaganda, nonché a procedere in ugual modo contro altre società e loro branche in Serbia coinvolte in attività di propaganda contro la monarchia austro-ungarica […];
3. A eliminare senza ulteriore indugio dalla pubblica istruzione del proprio paese […] qualunque cosa induca o potrebbe indurre a fomentare la propaganda contro l’Austria-Ungheria;
4. A espellere dall’apparato militare e dalla pubblica amministrazione tutti gli ufficiali e i funzionari colpevoli di propaganda contro la monarchia austro-ungarica i cui nomi e le cui azioni il governo austro-ungarico si riserva il diritto di comunicare al Regio governo [serbo];
5. Ad accettare la collaborazione in Serbia di rappresentanti del governo austro-ungarico per la soppressione del movimento sovversivo diretto contro l’integrità territoriale della monarchia [austro-ungarica];
6. Ad adottare misure giudiziarie contro i complici del complotto del 28 giugno che si trovano sul territorio serbo; delegati del governo austro-ungarico prenderanno parte all’indagine a ciò attinente;
7. A provvedere con la massima urgenza all’arresto del maggiore Voijslav Tankošić e di un funzionario serbo a nome Milan Ciganović, che i risultati delle indagini dimostrano coinvolti nella cospirazione;
8. A prevenire con misure efficaci la cooperazione delle autorità serbe al traffico illecito di armi ed esplosivi oltre frontiera, a licenziare e punire severamente i funzionari dell’ufficio doganale di Schabatz e Loznica, rei di avere assistito i preparatori del crimine di Sarajevo agevolandone il passaggio oltre frontiera;
9. A fornire all’Imperial regio governo [austro-ungarico] spiegazioni in merito alle ingiustificate espressioni di alti ufficiali serbi […] i quali […] non hanno esitato sin dal crimine del 28 giugno a esprimersi pubblicamente in termini ostili nei confronti del governo austro-ungarico; e infine;
10. A notificare senza indugio all’Imperial regio governo [austro-ungarico] l’adozione delle misure previste nei precedenti punti.
Il ministro degli esteri inglese Edward Grey definì l’Ultimatum come: “il documento più duro che uno Stato abbia mai indirizzato ad un altro Stato”.
La risposta serba non doveva arrivare oltre le 18.00 del 25 luglio, e fu consegnata alle 18.00 meno due minuti.
Belgrado accettò in toto in punti 8) e 10), solo parzialmente i punti 1), 2) e 3), non fu d’accordo sui punti 4), 5) e 9), bocciato anche il punto 6), mentre per il 7) rispose che fu impossibile procedere all’arresto di Milan Ciganović.
L’esito dell’Ultimatum non fu positivo per l’Impero austro-ungarico, che il 28 luglio dichiarò ufficialmente guerra alla Serbia, decretando l’inizio della Prima Guerra Mondiale.