Roma, 19 luglio 2014 – Dopo i tentativi di aprire i primi due varchi al mare sul pontile di Ostia, bloccati dalle proteste dei balneari, a stagione inoltrata la spiaggia resta off limits. Sei accessi in 9 km, con spazi molto piccoli. E l’allarme viene lanciato all’Adnkronos da Riccardo Magi, consigliere capitolino dei Radicali, che da tempo porta avanti questa battaglia. “Alla fine degli anni ’80 a Ostia c’erano 12 varchi di accesso al mare adesso invece nei 9 km del lungomare di Ostia, ovvero il tratto che si trova a destra della Cristoforo Colombo fino al porto di Ostia, c’è una situazione unica in Italia, che non si verifica nemmeno nella Versilia o in Romagna. Per chilometri ci sono solo sei varchi pubblici, di cui uno in coincidenza del canale, dove c’è anche il divieto di balneazione, e comunque tutti dal lato del porto. Altrimenti l’unico modo per accedere alla spiaggia è entrare dagli stabilimenti in concessione, che spesso chiedono il pagamento del biglietto“.
“Gli stabilimenti sono aperti dalle 9 alle 19 di sera e chiusi la notte e in inverno – aggiunge – In sostanza quando sono chiusi non c’è possibilità di entrare, e in passato ci sono stati problemi anche di sicurezza, per prestare soccorso a una barca è stato necessario abbattere il muro. Quello che noi chiediamo è che vengano riaperti alcuni varchi a partire da quelli sul pontile. Il municipio dopo le proteste non ha più provato riaprirli. Chi è contrario all’apertura di questi due varchi, che sarebbero solo i primi da aprire, dice che bisogna fare il Pua (piano di utilizzazione arenili), ma non si dice che è ancora in vigore il Pua del 2005 che prevedeva 5 passaggi al mare in corrispondenza della cinque stazioni del trenino. Noi chiediamo che intanto venga rispettato il Pua che è ancora vigente“.
“L’altra questione riguarda i concessionari che, in base a un’ordinanza del sindaco e a una legge, dovrebbero garantire l’accesso libero – continua Magi – Ma questo non accade e noi l’abbiamo dimostrato con un nostro video girato proprio in spiaggia. Molti concessionari quando ti vedono entrare ti chiedono di pagare il biglietto, ed è illegale. Il problema è che c’è stato l’abbandono da parte delle istituzioni. Siamo stati noi a risollevare il caso a ottobre scorso presentando un esposto alla procura. Il municipio però non ha ancora trovato la forza di aprire questi varchi“.
LA RISPOSTA DEL CODACONS – “A Capocotta, Castel Porziano e per un tratto di un km e mezzo che va dal porto di Roma a piazza Scipione l’Africano sulla parte nord di Ostia le spiagge sono molto grandi e tutte libere” mentre a Fregene, un altro tratto del litorale romano, l’accesso è tutto libero, anche se ci sono gli stabilimenti. A ribattere è così il presidente di Assobalneari Roma e di FederBalneari Italia Renato Papagni, secondo cui dal porto di Ostia a Capocotta ci sono ben 38 punti di libero accesso garantito. “Il municipio – spiega Papagni – ha tentato di aprire i varchi al pontile di Ostia, in corrispondenza dei due lati, dove ci sono due stabilimenti. Noi avevamo proposto la realizzazione di due ampie scale di accesso, ovvero di riproprre una vecchia situazione che c’era negli anni ’50 quando esistevano delle scalette per scendere in spiaggia in corrispondenza dei cinque metri liberi sulla fascia del bagnasciuga. Il presidente è partito per la tangente mandando le ruspe a pochi metri dal libero accesso che gli stabilimenti già concedono. C’è una legge del 2006 che fissa l’obbligo di lasciare libero l’accesso a tutti in tutti gli stabilimenti. Quindi i varchi non sono stati aperti“.
Poi spiega: “Il problema del libero accesso è un falso problema, perché chi decide di entrare e di fare la passeggiata entra liberamente“. Rispetto ai varchi: “Noi ci siamo opposti alla demolizione dei due tratti di recinzione del pontile anche perché avrebbero fatto accedere i bagnanti proprio nel mezzo di questi due stabilimenti, senza la minima organizzazione. Siamo in attesa che il Comune di Roma, che è competente, rediga il Pua (piano di utilizzazione arenili), che può prevedere tutta una serie di aperture e pianificare alla scadenza delle concessioni una nuova previsione delle concessioni“.
E rilancia: “Noi vogliamo che Ostia, che è un pezzo di Roma oggi vissuto come una borgata, diventi una città turistica e che il mare sia inserito nel turismo internazionale. Il problema è la cecità della visione turistica del Comune di Roma, che provoca questi scontri anche sulle piccole cose come i varchi, invece di fare un progetto turistico per una trasformazione del lido“.