Roma, 31 luglio 2014 – La Spedizione del K2 è stata patrocinata dal Club Alpino Italiano, dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, dall’Istituto Geografico Militare e dallo Stato italiano.
I due alpinisti che hanno raggiunto effettivamente la vetta del K2 sono stati Achille Compagnoni e Lino Lacedelli. La Spedizione del K2 non è iniziata con i migliori auspici: il 21 giugno è avvenuta subito la tragedia con la morte di Mario Puchoz, una guida colpita da edema polmonare.
Il grande lavoro di messa in opera delle corde è stato compiuto Ubaldo Rey, una guida di Courmayeur, Erich Abrama, una guida altoatesina e Walter Bonatti, alpinista considerato tra i migliori al mondo.
Il 30 luglio, giorno prima del raggiungimento della vetta, è stato il giorno in cui stava per avvenire un altro dramma: Bonatti e Mahdi, che dovevano portare le bombole d’ossigeno, erano attesi al nono campo da Compagnoni e Lacedelli, ma non sono arrivati sul luogo perché questo è stato posto più in alto rispetto a quanto stabilito la sera prima (secondo Compagnoni e Lecedelli sarebbe stata più facile la salita il giorno successivo con questo spostamento).
Un fato che causato non pochi problemi a Bonatti e Madhi, che non ricevendo assistenza hanno passato la notte su un gradino di ghiaccio in mezzo a un canalone riempito di neve grazie al vento. Entrambi sopravvissuti, ma Mahdi ha riportato gravi congelamenti che hanno causato l’amputazione di tutte le dita dei piedi. Un episodio che ha dato vita al cosiddetto Caso K2.
Il 31 luglio è stato il giorno in cui la Spedizione del K2 ha raggiunto l’obiettivo per cui è stata pensata: raggiungere la vetta. Arrivare in cima ha fatto sì che il K2 diventasse per tutti la montagna degli italiani.