La vita di Beatrice Cenci può dare l’idea di un film drammatico con tinte di thriller, la sua vita ha ispirato numerosi film, romanzi, scritti e musiche. Giustiziata come parricida l’11 settembre 1599, fu poi rivalutata dalla storia come eroina.
L’infanzia di Beatrice fu segnata da un padre violento, il conte Francesco Cenci, che ebbe oltre a Beatrice, altri undici figli dall’unione con Ersilia Santacroce, che morì di parto nel 1584. Dopo la morte di Ersilia, Beatrice e la sorella maggiore Antonina, furono mandate per otto anni in un monastero di monache francescane.
Francesco Cenci nel 1593 si risposò con Lucrezia Petroni, dalla quale non ebbe altri figli. La vita di Francesco era instabile, era un rissoso, accumulò svariati debiti, fu condannato due volte per “colpe nefandissime”, come nel caso di sodomia nei confronti di un ragazzo. Per non pagare la dote alla figlia Beatrice, decise di segregarla lontano da Roma insieme alla matrigna Lucrezia.
I giorni a Petrella Salto, presso la Valle del Salto, nel Cicolano, fu lì che trascorsero il tempo Beatrice e Lucrezia a partire dal 1595, rinchiuse in un piccolo castello, chiamato La Rocca.
Beatrice inviò varie lettere ai fratelli, per chiedere loro aiuto e per essere liberata, ma una di quelle lettere finì nelle mani sbagliate, quelle del padre Francesco, che giunto alla Rocca percosse più volte Beatrice.
Nel 1597, Francesco era indebitato fino al collo, era malato di rogna e gotta, decise di fuggire e rifugiarsi anche lui a Petrella Salto, portando con sé i figli Bernardo e Giacomo.
L’omicidio di Francesco, col maturare del tempo si escogitarono vari piani per far fuori quel padre violento. Beatrice era esasperata dalle violenze e gli abusi sessuali che era costretta a subire, così assieme alla matrigna Lucrezia, i fratelli Giacomo e Bernardo, il castellano Olimpio Calvetti e il maniscalco Marzio da Fioran, fu organizzato l’assassinio di Francesco. Il tentativo fallì per ben due volte, la terza fu quella giusta, Francesco fu stordito con dell’oppio mescolato in una bevanda, Olimpio e Marzio gli spezzarono le gambe e lo finirono con un foro alla gola e nel cranio.
Per sfuggire tutti dall’accusa di omicidio, il cadavere fu disposto in modo tale da inscenare che la morte fosse dovuta ad una caduta accidentale.
La finta scena del crimine non convinse, Olimpio Calvetti confessò il complotto sotto tortura, con la stessa modalità anche Beatrice e i fratelli confermarono. Calvetti morì in seguito alle ferite riportate.
Parte della famiglia Cenci fu chiamata a processo, ai due lati della difesa e l’accusa , si scontrarono i migliori avvocati dell’epoca: Prospero Farinacci e Pompeo Molella.
Beatrice, Bernardo, Giacomo e Lucrezia, furono sconfitti nel processo, Beatrice si vergognò a confessare pubblicamente di essere stata stuprata dal padre. I quattro accusati furono condannati a morte, cardinali e difensori chiesero la clemenza di Papa Clemente VIII, che la concesse soltanto a Bernardo, perché diciottenne. La pena si tramutò da capitale a “remi perpetui”, cioè fu condannato a remare per tutta la vita le galee pontificie, inoltre fu obbligato ad assistere legato a una sedia, all’esecuzioni capitali dei suoi familiari. Dopo molti anni, Bernardo riuscì a ottenere la libertà, pagando una forte somma di denaro.
Il giorno dell’esecuzione capitale fu fissato per l’11 settembre 1599, in piazza di Castel Sant’Angelo. Lucrezia e Beatrice furono decapitate con la spada, mentre Giacomo fu prima seviziato con delle tenaglie roventi, infine pagò la sua pena venendo ucciso tramite squartamento.
I beni della famiglia Cenci, come la grande tenuta di Torrenova, furono battute alla’asta per un prezzo ridicolo, guarda caso a Gian Francesco Aldobrandini, nipote del papa.
Neanche la tomba di Beatrice trovò pace, nel 1798 quando i soldati francesi entrarono a Roma, diedero vita a manifestazioni barbariche requisendo e razziando quel che volevano. Fu il caso della tomba di Beatrice, dalla quale prelevarono il piatto d’argento dove era poggiata la testa, ormai divenuta teschio, con il quale i francesi giocarono a tirarlo in aria.
La leggenda tutt’ora vuole che l’11 settembre il fantasma di Beatrice si faccia vivo nel luogo esatto dell’esecuzione. Il fantasma avrebbe la figura di Beatrice decapitata che tiene in mano la testa tagliata.
Roma, 11 settembre 2014.