Roma, 1 settembre 2014 – Detenuto straniero trovato impiccato in carcere a Pisa, il comunicato del Sappe, il sindacato autonomo di Polizia Penitenziaria: “Un detenuto originario dell’est Europa si è impiccato questa mattina tra le 5,30 e le 6 nella Casa Circondariale di Pisa. L’uomo aveva un fine pena 2018, si trovava in regime aperto e con un altro compagno nella cella. Verso le 5,30 -spiega- il collega della Polizia Penitenziaria addetto alla sezione, durante un giro di controllo, lo ha visto sulla branda. Poi si è recato di sentinella dando il cambio ad altro collega. Quest’ultimo è arrivato nella sezione dopo circa una mezz’ora e nel corso del giro di controllo non ha visto il detenuto sulla branda. Insospettito, ha svegliato il compagno di cella che lo ha trovato appeso, con delle lenzuola, alla finestra del bagno. “Nulla – prosegue ancora il leader dei baschi azzurri del Sappe Donato Capece – ha fatto presagire l’insano gesto del detenuto, anche in virtù del comportamento corretto dell’uomo, sia nei confronti degli altri detenuti sia nei confronti del personale di Polizia Penitenziaria”
Più di 16 mila suicidi sventati in 20 anni – Il Sappe ricorda che “negli ultimi 20 anni le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno sventato nelle carceri del Paese più di 16 mila tentati suicidi ed impedito che quasi 113 mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze“. Capece torna quindi a evidenziare le criticità del sistema penitenziario: “Manca il personale di Polizia e ogni giorno c’è una nuova criticità. L’Amministrazione penitenziaria è ormai da diversi mesi senza un Capo Dipartimento e l’organico dei baschi azzurri è sotto di 7mila unità. La spending review e la legge di stabilità -prosegue il leader del Sappe- hanno cancellato le assunzioni, nonostante l’età media dei poliziotti si aggira ormai sui 40 anni. Altissima, considerato il lavoro usurante che svolgiamo. Nonostante le affrettate rassicurazioni di chi va in giro a dire che i problemi delle carceri sono quasi risolti e non c’è più un’emergenza, i drammi umani restano. Ed è sbagliata la scelta del ministero della Giustizia di cancellare i presidi di sicurezza penitenziaria in cinque importanti regioni come Calabria, Liguria, Umbria, Marche e Basilicata». «Non è pensabile -rimarca Capece- chiudere strutture importanti di raccordo tra carcere, istituzioni e territorio come i provveditorati regionali dell’Amministrazione penitenziaria di Calabria, Liguria, Umbria, Marche e Basilicata. Il governo Renzi -conclude- essere ricordato per questo attacco ai presidi di sicurezza del Paese?“