Il 26 settembre 2006, fu concesso l’indulto a Silvia Baraldini, condannata a 43 anni di reclusione in America, rimpatriò in Italia nel 1998 e nel 2006 tornò in libertà. La decisione suscitò gioia tra le file di sinistra, ma sdegno fra quelle di destra.
In America – Silvia Baraldini nacque a Roma nel 1947, emigrò negli USA all’età di tredici anni, per seguire il padre nel lavoro, qualche anno dopo si avvicinò all’attivismo politico, influenzata dall’ondata sessantottina. Cominciò a manifestare contro la guerra in Vietnam e per richiedere maggiori diritti alle donne e ai neri d’America.
In pochi anni passò dalle manifestazioni in piazza alle proteste con le armi, diventò assidua sostenitrice del Black Liberation Army (BLA), tradotto Esercito di Liberazione Nero, un movimento politico estremista a favore del nazionalismo nero con idee marxiste. Al fianco del BLA, c’era l’organizzazione comunista “19 maggio”, dove la Baraldini si iscrisse.
Nel ’79, il commando di cui faceva parte la Baraldini, liberò con un azione armata il leader del BLA, Assata Shakur, condannata all’ergastolo.
Qualche anno dopo, il “19 maggio” mise a segno una rapina armata, che fruttò un bottino di 900.000 dollari, ma causò anche la morte di una guardia giurata e due poliziotti.
Nel 1983 Silvia Baraldini fu arrestata e condannata a 43 anni di reclusione: 3 anni per ingiuria al tribunale, 20 per aver liberato Assata Shakur, 20 per la rapina precedente, le fu applicata le Legge Rico, che prevedeva che la condanna venisse estesa non solo a chi aveva commesso un crimine, ma a tutti i membri della sua banda, quindi anche se la Baraldini non sparò e non uccise nessuno durante la rapina, fu condanna ugualmente, perché era comunque membro di quel gruppo.
La condanna fu considerata esagerata da molti esponenti della sinistra e alcuni personaggi popolari, che manifestarono apertamente il loro sostegno a favore della Bartaldini, come per esempio: Dario Fo, Franca Rame, Water Veltroni, Corrado Augias, Roberto Benigni, Adriano Sofri, Gianni Minà, Gabriele Salvatores e Umberto Eco. Guccini le dedicò addirittura una canzone.
Il ritorno in Italia – Dopo i vari appelli, tra Italia e Stati Uniti si giunse ad un accordo, a Silvia Baraldini le fu concesso il rimpatrio nel 1999, in cambio, probabilmente, l’Italia restituì i quattro piloti americani accusati della Strage del Cermis.
All’aeroporto fu accolta dal ministro della Giustizia, Oliviero Diliberto, con in mano un mazzo di fiori.
Il ritorno in Italia segnò una svolta per Silvia Baraldini, nel 2001 le furono concessi i domiciliari, nel 2006 le fu concessa la libertà tramite l’indulto. Nel 2003 collaborò con la giunta di Walter Veltroni, all’epoca sindaco di Roma,.
Oggi è cittadina onoraria in più di trenta paesi e città.
Reazioni all’indulto – Le prime dichiarazioni di Silvia Baraldini, furono ovviamente euforiche: “Sono finalmente una donna libera, sono felice. Stasera andrò a cena fuori come gli adulti”.
La politica italiana si spaccò a metà sugli entusiasmi, i primi commenti euforici arrivarono dal Partito di Rifondazione Comunista, Giovanni Russo Spena, capogruppo al Senato, disse:
“Provo una gioia enorme per la liberazione. Ho appreso la notizia da lei stessa, ancora incredula, grata al Parlamento per aver votato un provvedimento che finalmente, dopo anni di detenzione prima nelle carceri americane e poi, dopo che gli Usa hanno concesso l’estradizione, in quelle italiane, le restituisce la libertà”.
A fargli eco Vladimir Luxuria, militante nelle stesse fila, che aggiunse: “Ho ricevuto la telefonata di Silvia intorno alle 17.30… Mi sono sentita liberata da un fardello, da un’ingiustizia, un accanimento nei confronti di una donna che non ha mai ammazzato nessuno e aveva gravi problemi di salute. Non mi vergogno di dire che ho pianto. Stasera ci vedremo e brinderemo insieme”.
Dall’altra parte gli animi erano completamente opposti, Ignazio La Russa di Alleanza Nazionale tuonò così: “Quando arrivò in Italia Silvia Baraldini trovò un ministro della Giustizia della Repubblica italiana che la passò a prendere all’aeroporto con i fiori in mano. Oggi uscendo dal carcere, probabilmente non ha trovato nessun ministro ad attenderla e la notizia della sua scarcerazione è stata diffusa solo a cose fatte. Vogliono far dimenticare che con gli effetti dell’indulto si stanno rimettendo in libertà il peggio della criminalità, del terrorismo e del paraterrorismo”.
Dello stesso parere Roberto Calderoli delle Lega: “Non è la prima terrorista ad essere uscita, sono cose che si sono già verificate. Da noi i terroristi escono e quelli che li hanno arrestati vengono arrestati”.
Dopo le polemiche e i contrasti, Silvia Baraldini tornò a godersi appieno la sua libertà, oggi vive serenamente a Roma.
Roma, 26 settembre 2014.