La strage di Marzabotto, conosciuta anche come l’eccidio di Monte Sole, rappresenta uno delle più gravi stragi compiute dai nazisti ai danni di innocenti civili nel nostro paese, avvenuta appena un mese dopo da un’altra tragica strage: il Massacro di Sant’Anna di Stazzema.
Anche la strage di Marzabotto, coinvolse l’uccisione di donne, bambini, anziani e invalidi, tutte persone innocenti, che pagarono il conto di un infame guerra civile.
La strage – La strage durò dal 29 settembre al 5 ottobre, in rappresaglia contro la brigata partigiana Stella Rossa. A comandare le SS fu il maggiore Walter Reder, che comandò i rastrellamenti nelle zone del Monte Sole.
La strage si aprì con la sanguinosa fuga degli abitanti di Casaglia, che si rifugiarono nella chiesa di Santa Maria Assunta. I tedeschi irruppero nella chiesa, aprendo il fuoco dei mitra contro il sacerdote Ubaldo Marchioni, colpevole di aver offerto protezione ai ricercati. Soltanto in seguito fu ritrovato anche il corpo decapitato del parroco Giovanni Fornasini.
I rifugiati che si trovarono all’interno della chiesa, furono prelevati dalle SS, trasferendole in un cimitero nelle vicinanze. Quello fu il luogo della loro esecuzione, 195 persone, compresi 50 bambini, persero la vita sotto la raffica dei mitra nazisti. Fu l’inizio della strage che costò la vita ad almeno 770 persone innocenti.
Processi – Il feroce Walter Reder fu condannato all’ergastolo nel 1951, ma tornò in libertà nel 1985, grazie a Bettino Craxi, allora presidente del consiglio. Morì qualche anno più tardi nel 1991.
Il processo per 17 imputati, tutti ufficiali e sottoufficiali nelle SS, si riaprì nel 2006, a seguito della scoperta di alcuni fascicoli incriminatori, rinvenuti dall’armadio della vergogna.
Tale armadio, si macchiò di mistero, quando nel 1960 fu chiuso a chiave e rivolto verso un muro all’interno del Palazzo Cesi-Gaddi a Roma. Soltanto nel 1994 fu scoperto quell’armadio che non si era mai mosso da lì, forse era arrivato il giorno giusto per poterlo aprire.
Roma, 29 settembre 2014.