Roma, 3 ottobre 2014 – A Palazzo Barberini la splendida mostra ” Da Guercino a Caravaggio” . Siamo nell’Italia del ‘600, quando la scena pittorica e artistica era dominata da Caravaggio e dai grandi della scuola emiliana, soprattutto Guercino, Guido Reni, Domenichino.
L’esposizione presenta 45 capolavori assoluti, sono le opere importanti di protagonisti del classicismo e del naturalismo del ‘600, Guido Reni e Caravaggio. L’esposizione si apre con un intenso ritratto del Guercino , il Cupido Venere e Marte; la grande tela mostra un tenero Cupido che sotto lo sguardo di Marte e invitato dalla madre, lancia le sue frecce; probabilmente quelle frecce erano indirizzate al duca D’Este, il committente del dipinto.
Di Guido Reni possiamo ammirare “Salomè” con la testa del Battista su un piatto, olio su tela, ma poi la vera atmosfera più drammatica, decisamente impietosa e carnale la troviamo in una celeberrima opera “Giuditta e Oloferne” di Caravaggio in cui la donna, resa seducente con un seno che si intravede, sudato, per lo sforzo messo nell’azione violenta della decapitazione con una scimitarra, risulta così ancora più seduttiva e tragicamente dura. La donna , disgustata dall’orrore del suo stesso gesto, uccide Oloferne che si contorce in un ultimo spasmo vitale mentre un’anziana donna sorregge con le mani il drappo contenente il cesto nel quale andrà conservata la testa decapitata. Caravaggio monopolizza la scena con le tue tinte scure, i chiaroscuri seduttivi, crudi. La Chiesa dell’epoca non apprezzava Caravaggio e molte opere erano censurate e messe al bando, proprio per questo suo modo crudo e “terreno” di rappresentare le persone, senza trascendenza, con i loro difetti e limiti. Tra le altre sue opere, ammiriamo il celebre Bacchino malato in prestito dalla Galleria Borghese, il San Francesco penitente che dallo sfondo scuro medita sul crocifisso e il Suonatore di liuto dell’Ermitage, in cui l’efebico cantore vivo, vero , sembra scrutarci, suonando il Lauto, in tutto il suo realistico canto d’amore, con la musica quasi ad uscire dal quadro .
Galleria Nazionale di Arte Antica – Palazzo Barberini, via delle Quattro Fontane, 13