Enrico Mattei fu l’uomo che sfidò il monopolio del mercato petrolifero, si pose l’obiettivo di far partecipare anche l’Italia nella spartizione della grande torta dell’oro nero, già divisa e decisa dalle cosiddette “sette sorelle”, tutte anglo-americane. Mattei rischiò di trasformare l’Italia in un paese autonomo sul profilo energetico ma non solo, avrebbe potuto ottenere una poltrona scomoda in quel mercato torbido del petrolio, costringendo le “sette sorelle” ad abbassarsi a certe condizioni di mercato. Mattei morì misteriosamente mentre era in volo sul suo aereo.
Carriera – Enrico Mattei fu un elemento importante della Resistenza partigiana, assumendo anche compiti da leader, ma non si schierò con l’ala rossa più estrema, preferì stare con i cattolici e futuri democristiani. Le amicizie maturate durante la guerra civile, gli permisero di ricevere un incarico statale, quello di smantellare e liquidare l’Agip, creata nel 1926 durante il regime fascista.
Mattei intuì un’altra vita per l’Agip, sapeva che a Cortemaggiore c’era il petrolio, invece di liquidare l’Agip, ne rilanciò l’economia, fondando nel 1953 l’ENI.
Mattei aveva obiettivi ambiziosi, voleva che l’Italia entrasse nel mercato del petrolio e dell’energia, ritagliandosi una fetta d’indipendenza.
Il mercato del petrolio era già dominato dalle cosiddette “sette sorelle”, composte da cinque compagnie statunitensi, una britannica e un’altra anglo-olandese. Mattei fece forza sul fatto che l’Italia aveva il suo petrolio, ma non era sufficiente per il fabbisogno, allora iniziò a intraprendere varie trattative con paesi mediorientali, ma questi erano colonizzati, controllati e tenuti sotto scacco dagli anglo-americani, che già si erano ben guardati le spalle. Mattei prometteva accordi e condizioni migliori ma il mercato era governato dalle sette aziende cartello.
Oltre al petrolio Mattei aprì al nucleare, infatti, fu costruita la Simea nei pressi di Latina, una centrale elettronucleare con una potenza di 210 MW, che la rendevano terza nel mondo, dopo Usa e Inghilterra. Anche qui Mattei giocò d’astuzia, la centrale sfruttava l’uranio naturale e non quello arricchito, posseduto solo dagli Usa. Per questo iniziarono le ricerche di uranio in Italia, trovando giacimenti in Novazza e Val Maira.
La morte quando era vicino a una svolta – Nel 1962, Mattei aveva per le mani grandi risorse, era vicino a concludere un accordo con l’Algeria, e in Sicilia erano stati trovati importanti giacimenti di petrolio. I sogni ambiziosi di Mattei e le speranze italiane di crescita, stavano per concludersi. Il 27 ottobre l’aereo I-SNAP sul quale era in viaggio di ritorno, esplose in volo, uccidendo anche il pilota e un giornalista statunitense.
La morte di Mattei diventò un caso misterioso, entrando nella lista dei gialli italiani, e come ognuno di essi fu archiviato senza far luce sulle reali cause di quell’incidente che sembrava agli occhi di molti un attentato.
Nel 1997 il caso fu riaperto, in seguito a delle nuove analisi, si stabilì che l’aereo fu “dolosamente abbattuto”, però non fu scoperto chi fossero i responsabili e i mandanti, così sul caso Mattei calò di nuovo il sipario. Furono importanti le dichiarazioni del sostituto procuratore Vincenzo Calia, affermando che: “l’esecuzione dell’attentato venne pianificata quando fu certo che Enrico Mattei non avrebbe lasciato spontaneamente la presidenza dell’ente petrolifero di Stato”.
È da ricordare che chiunque si interessò al caso Mattei morì, come Mauro De Mauro, un giornalista che si avvicinò al regista Francesco Rosi, che girò poi il film “il caso Mattei”. Il giornalista avrebbe potuto fornire importanti documenti e rivelazioni, ma misteriosamente sparì, e a ruota dietro di lui morirono gli investigatori che si misero sulle sue tracce, come Carlo Alberto Della Chiesa e Boris Giuliano. Si ipotizzò che i mandanti furono della mafia, un pentito, Tommaso Buscetta, confermò che agirono per conto di ignoti, aggiungendo che anche l’incidente di Mattei fu un favore verso ignoti.
Chi furono questi ignoti rimane ancora un mistero. Ai cittadini italiani resta ancora oggi il rammarico di essere un fanalino di coda nell’economia energetica, schiavizzata economicamente da mercati e fornitori esteri, in veste di arbitri sui nostri campi di gioco.
27 ottobre 2014.