L’ombra di un grande scandalo si abbatte sull’Unione Europea e il suo attuale Presidente di Commissione, Jean-Claude Junker: sotto la lente dell’accusa gli accordi segreti fra le autorità del Lussemburgo e trecento multinazionali, per spostare grandi flussi finanziari pagando tasse minime, lo scandalo ha già preso il nome “Luxleaks”.
L’inchiesta – l’inchiesta è stata condotta da una squadra di 80 report e una trentina di mass media, l’International Consortium of Investigative Journalism, identificato come ICIJ, che hanno esaminato 28mila pagine di documenti riservati.
Tutto è partito da 548 ruling tra Lussemburgo e Price Weatherhouse Coopers (Pwc), leader mondiale nella consulenza.
Il Tax Ruling rappresenta lo sforzo che gli Stati membri fanno per attirare gli investimenti delle imprese.
Dai documenti e gli accordi segreti conclusi, non sono emersi reati, quindi l’elusione fiscale è stata fatta in maniera perfettamente legale.
Sono almeno trecento le aziende coinvolte, leader del mercato mondiale, soltanto per citare qualche nome: Amazon, Ikea, Pepsi e Gazprom.
Tra queste ce ne sono 31 in Italia, alcune sono Unicredit, San Paolo e Finmeccanica.
“È un’emorragia di fondi perfettamente legale che sottrae risorse dall’economia del resto della Ue” ha commentato L’Espresso, che ha avuto l’esclusiva dei documenti in Italia.
Reazioni – Adesso sono in tanti a gridare lo scandalo, soprattutto gli anti-europei, come il M5S o il Front National di Marie Le Pen.
Il primo ad essere coinvolto è l’attuale Presidente della commissione europea Junker, che è stato primo ministro del Lussemburgo per ben 18 anni consecutivi, dal 1995 sino al 2013.
“La sua credibilità è in gioco”” ha commentato Gianni Pittella, capogruppo socialista.
Più critico il commento del M5S che ha gridato allo scandalo: “è l’ennesima prova della contraddizione di questa Ue, che si fa guidare da un personaggio che ha avuto come scopo politico quello di far guadagnare il suo Paese sulle spalle degli altri partner europei”.
Marie Le Pen è stata più drastica invocando subito le dimissioni di Junker, che invece ha detto di essere sereno. La liberale danese Margarethe Vastager ha promesso che andrà fino in fondo all’inchiesta, noi ci auguriamo che sia veramente così, perché è ingiusto impoverirsi ubbidendo all’austerity a colpi di punti percentuali a destra e manca, quando invece alcune multinazionali godono di corsie preferenziali fiscali segrete, continuando incessantemente ad accrescere le loro fortune.
7 novembre 2014.
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