Si sottopone alla chemio ma non era malata, e adesso ha danni muscolari permanenti. È successo a una donna scozzese, Ann Milne, ex segretaria di Fraserburg, in Scozia, che nel 2008 scoprì di avere un cancro al fegato, 5 anni dopo aver sconfitto un cancro al seno. Si era recata in ospedale per un dolore al braccio destro nel novembre del 2008 e si fece visitare dal medico di famiglia, i test però evidenziarono varie lesioni al fegato che vennero erroneamente diagnosticate come tumori cancerosi. I medici, perciò, dissero ad Ann e a suo marito Graeme Milne, 50 anni, operatore di gru, che la medicina non poteva fare nulla per salvarla dal cancro. In ogni caso Ann e il marito optarono per tentare comunque la sorte, e decisero per la chemio. Ann passò 6 mesi di inferno, tra paure, dolori, perdita di capelli, vomito e stanchezza. Un brutto periodo, finito nel 2009, quando ha scoperto che la diagnosi era sbagliata, che non era mai stata malata di cancro al fegato. Sicuramente una bellissima notizia, ma dal sapore amaro.
Ann, nonna e madre di 4 figli, è al settimo cielo per la felice scoperta e assapora il gusto di una vita che sembra nuova. Ma il periodo della chemio, che sembrava non finire mai, fatto di dolori e angosce, le ha lasciato una traccia indelebile: ora deve combattere con danni muscolari permanenti che la costringono a una vecchiaia prematura, si rende indispensabile addirittura l’uso di un bastone per poter camminare. E, per di più, solo ora è riuscita a ottenere un cospicuo risarcimento per il suo caso di “malasanità”. Una grande somma, a 6 zeri, ma neanche l’ombra di una scusa. L’azienda sanitaria infatti si è limitata a dire: “Possiamo confermare che la questione è chiusa“. Ma Ann commenta amaramente: “Hanno rovinato la mia vita. Io sono stata sempre piena di energia ed ero abituata a fare lunghe passeggiate con la mia famiglia, mentre ora non riesco a camminare per pochi metri senza stancarmi. Questa storia mi ha invecchiata di 20 anni. Sono disgustata al pensiero di essermi sottoposta alla chemio per una malattia non ho nemmeno avuto, di aver subito una cura che avrebbe potuto uccidermi. Il peso che ha dovuto sopportare la mia famiglia è stato enorme, non credo che ci sarà mai la possibilità di superare tutto questo: mi era stata data una condanna a morte“.
Ann, durante il periodo della chemio, aveva anche iniziato un libro di memorie per aiutare i suoi figli a ricordarla, e iniziò anche i preparativi per il proprio funerale. Racconta anche di aver accettato di procedere con la terapia solo per poter passare più tempo da vivere con figli e nipoti. Dopo la prima seduta di chemio fu addirittura ricoverata in terapia intensiva perché il suo cuore stava cedendo. Il trattamento la costrinse a letto per mesi, priva di energie. Ma nel 2009 i medici notarono che le condizioni di Ann erano invariate, la convocarono all’Aberdeen Royal Infirmary per un check-up. “Pensai che volevano dirmi che stavo rispondendo bene al trattamento. Ho cominciato a chiedermi se avessi in qualche modo battuto il cancro ancora una volta, nonostante la diagnosi. Quando il medico mi disse che ero addirittura libera dal cancro, mi sentii totalmente felice. Ma quando aggiunse che il cancro io non lo avevo mai avuto l’esaltazione svanì. Mi disse che i “tumori” che avevano trovato erano solo lesioni innocue e non cancerose. A quel punto, la felicità si trasformò in rabbia. Mi avevano rubato parte della mia vita“.
11 novembre 2014