Rischio tagli alle pensioni 2015 colpa del Pil negativo, così in un documento del Ministero del Lavoro inviato a quello dell’Economia, all’Istat e alle casse di previdenza sociale. Secondo il parere illustre del Sole 24 Ore, una ulteriore contrazione del Pil, come di fatto avvenuto già negli ultimi 5 anni, porterà al crollo nel prossimo anno della capitalizzazione dei montanti contributivi (Capitale+Interessi). Per la prima volta dalla riforma Dini del 1995, infatti, questi saranno negativi, attestandosi a un -0,1927.
In perdita – I contributi versati negli anni passati, dunque, non aumenteranno, ma diminuiranno se ho versato 10 mila euro, da un punto di vista reale, questi ammonteranno a 9.980,73. Lo stesso se il montante è di 50 mila euro, dove la riduzione si attesterà a 49.903,65 euro, scendendo di 96,35. Una piccola tegola, nemmeno poi tanto, in considerazione anche del fatto che a questa riduzione si aggiungerà un inasprimento della pressione fiscale nel comparto della previdenza integrativa decisa dal governo.
Il montante contributivo – Il tasso negativo non farà sconti a nessuno, anche se si è iniziato ad accantonare e quindi a lavorare dopo il 1995. La riforma Monti-Fornero del 2011, infatti, ha imposto l’obbligo del passaggio al metodo contributivo anche per chi ha iniziato a lavorare prima delle riforma Dini; ciò significa che considerata la base imponibile, a questa si applica l’aliquota computata al Pil, rivalutando di fatto il risultato così ottenuto escludendo però quella relativa all’ultimo anno. Il montante così calcolato, insomma, corrisponde a quello del 31 dicembre dell’anno precedente. Per il 2014, il calcolo dovrà prendere in considerazione quanto accumulato al 31 dicembre 2013 applicando la nuova aliquota (negativa) e aggiungere i contributi versati nel 2013. Idem per quanto riguarda l’anno successivo.
Effetto paracadute – In considerazione della previsione, casse autonome come l’Enpacl (consulenti del lavoro) e Inarcassa (ingegneri) hanno fatto richiesta ai ministeri di prendere in considerazione un diverso tasso per la rivalutazione, prendendo in considerazione la media del settore e non appunto il Pil. Lo stesso sta facendo l’Enpap (psicologi), la quale si è posta l’obiettivo di garantire ai propri iscritti almeno un rendimento base dell’1,5%.
10 novembre 2014
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