Il 90% dei politici rovina la reputazione del restante 10%: questa frase dell’ex segretario di Stato americano Henry Kissinger è attuale come non mai in Italia. La reputazione, però, rischia di peggiorare ancora a causa di uno degli emendamenti che fa parte del pacchetto legge sulla riforma della pubblica amministrazione. Il testo fa discutere: in poche parole, i politici locali potrebbero avere ampia autonomia di scelta e diventerebbe difficile, se non impossibile, condannarli a restituire i soldi persi a causa di un loro danno (il cosiddetto “danno erariale”).
Dunque, si tratta di una vera e propria sanatoria sulle spese pazze, spese di cui si sente parlare continuamente. Perché salvare questi politici? L’emendamento si basa su una riflessione particolare: a differenza dei dirigenti, i politici sono chiamati a prendere scelte delicate e difficili, quindi non dovrebbero quasi mai rispondere delle loro decisioni. La sanatoria dovrebbe coinvolgere tante situazioni discutibili, a meno che non vi sia qualche cambiamento nei prossimi decreti attuativi.
Ad esempio, i politici locali non sarebbero responsabili dei contratti decentrati, della firma di accordi in cui si superano i paletti fissati dalla legge, delle nomine fuori regola e persino delle assunzioni illegittime. Bisogna comunque precisare che i politici già godono di un salvacondotto simile, cioè l’esclusione della responsabilità per le scelte che dipendono dal loro ruolo. Con questo emendamento, però, si rischia di farli diventare fin troppo indipendenti.
23 gennaio 2015