Quando si parla di diversità è facile fare polemica, come è risulta altrettanto facile scadere nel populismo nel tentativo di dichiararsi a favore o meno della stessa. In tema di sessualità a maggior ragione. L’ultimo caso in tal senso sta riguardando la regione Veneto e la distribuzione di favole gay nelle scuole, a partire dalla fascia di età tra gli 0 e 6 anni. Il comune di Venezia, in particolare, pare abbia speso ben 10 mila euro per la distribuzione del materiale in questione, il tutto su ordine di Camilla Seibezzi, delegata del sindaco Orsoni per le politiche contro la discriminazione, in collaborazione con il dirigente alle Politiche Educative. Nell’occasione, i testi sono stati consegnati direttamente nelle mani delle maestre e delle educatrici, con l’indicazione di leggerle ai bambini. Il titolo dell’opera è il “Grande e grosso libro delle famiglie”, una raccolta di 46 fiabe dove i protagonisti sono famiglie con genitori gay, in alcuni casi anche con tre papà.
A prescindere da un’eventuale strumentalizzazioni politiche, la problematica, ha spiegato l’assessore Tiziana Agosatini, è che ” Non è assolutamente possibile che i materiali arrivino direttamente nelle mani di piccoli e piccolissimi senza una adeguata valutazione dei tecnici e del personale competente“. Va da sé, dunque, che il problema non tanto la materia in senso lato, quanto la possibilità che questa venga presentata attraverso competenze adeguate e in relazione ai soggetti destinatari del suo insegnamento. Prima di chiedersi se tale argomento possa essere o no oggetto didattico all’interno di scuole materne e asili nidi, la questione è se i docenti abbiano le competenze adatte al loro insegnamento, anche per una corretta trasmissione del suo significato. In particolare, si fa riferimento alle indicazioni stilate dai programmi dell’Unar, sviluppati con il fine ultimo di impedire sul nascere il generarsi di confusione e crisi di identità, nonché problemi esistenziali del futuro adulto in formazione. Sia il Governo che il ministero delle Pari Opportunità sono stati chiari a questo proposito. L’inserimento di materie extracurriculari, infatti, secondo tali dettami, prima all’interno dei consigli di classi, in rappresentanza dei docenti e dei genitori degli alunni. Insomma, l’iter cautelativo e burocratico deve essere garantito in virtù della tutela del minore, quando è la stessa età dello stesso a renderlo necessario.
8 gennaio 2015