Martin Luther King (alla nascita Michael King) è stato un uomo politico nero statunitense, nato ad Atlanta, in Georgia il 15 gennaio 1929. Secondogenito di Martin Luther King Senior, reverendo della chiesa Battista, e di Alberta Williams, organista nel coro della chiesa. Fu durante gli studi universitari che King iniziò a pensare alla professione da praticare in futuro e inizialmente pensò a fare l’avvocato o il medico, ma poi (sotto consiglio del padre e non senza scetticismo) iniziò un percorso di studi religiosi. In quegli anni conobbe Coretta Scott, che sposò il 18 giugno 1953.
Così Martin Luther King divenne Ministro battista e iniziò la lotta contro la segregazione razziale capeggiando a Montgomery (1955) il boicottaggio dei mezzi pubblici della città. In questa occasione enunciò la teoria della non violenza mutuata da Gandhi. Capo riconosciuto del movimento per i diritti civili, nel gennaio del 1957 organizzò la Southern Christian Leadership Conference per allargare il seguito del movimento e contribuì alla creazione dello Student Non Violent Coordinating Committee.
Martin Luther King fu attivo in molte manifestazioni organizzate nel Sud e lui stesso preparò diverse campagne per i diritti civili, culminate con la marcia su Washington nel 1963 e alla quale aderirono oltre 200mila persone (in quell’occasione pronunciò il famoso discorso I have a dream). Spesso divenne oggetto di violenze e arrestato e proprio in una di quelle occasioni scritte la Letter from Birmingham Jail, in cui enunciò la sua filosofia morale. Nel 196 vinse il Premio Nobel per la pace, ma poi cominciò ad avere grandi contrasti politici con l’amministrazione Johnson a causa della situazione in Vietnam (King chiedeva la proclamazione della pace) e alla fine si arrivò alla rottura con il politico.
Il 3 aprile 1968 tenne il suo ultimo discorso al tempio del vescovo Charles J. Mason. Il giorno dopo fu assassinato a Memphis, nel Tennessee, con un colpo di fucile in testa, mentre era affacciato al balcone di un albergo. Immediati i soccorsi, ma i medici, una volta arrivato in ospedale, non poterono fare altro che constatare l’irreparabile danno cerebrale e la sua morte venne annunciata nella serata del 4 aprile stesso.
Il presidente Johnson invocò di non cedere alla violenza, ma fu inutile e in più di 120 città si verificarono atti violenti. L’assassino, che dopo avergli sparato approfittò del panico scatenato, inizialmente riuscì a fuggire, ma due mesi più tardi arrivò l’arresto per James Earl Ray, che si trovava a Londra e che in seguito affermò di essere innocente e di conoscere la vera identità dell’assassino (parlò di un complotto). Nome mai saputo dato che poi Ray, condannato a 99 anni di carcere, morì senza mai aver avuto un processo.