Era il 12 maggio 1995 quando in un appartamento di Cardano al Campo, Varese, fu ritrovato il corpo ormai privo di vita di Mia Martini, nota cantautrice italiana.
Domenica Adriana Rita Berté, soprannominata Mimì, nacque a Bagnara Calabra il 20 settembre 1947 da Giuseppe Radames Berté, insegnante di latino e greco, e da Maria Salvina Dato, insegnante delle elementari. L’infanzia, decisamente difficile con un padre assente, la trascorse a Porto Recanati e sin da piccola si avvicinò alla musica. Ecco allora che crescendo iniziò ad esibirsi nelle balere e in seguito riuscì ad andare a Milano per un’audizione.
La sua carriera iniziò nel 1963, quando incise il primo 45 giri con la CAR Juke Box, utilizzando il nome Mimì Berté. L’anno successivo vinse il Festival di Bellaria cona la canzone Come puoi farlo tu, m a a farla conoscere fu Il magone. Nel 1966 pubblicò un altro 45 giri, ma stavolta con la Durium e non ottenne grandi consensi. Ruppe con la casa discografica e a quel punto si trasferì a Roma con madre e sorelle e proprio con una di loro, Loredana, formò un trio, composto anche da Renato Zero. Nel 1969 fu arrestata e trascorse quattro mesi in carcere perché in possesso di uno spinello. Un’esperienza che segnò Mia Martini a vita, tanto che nel periodo di detenzione tentò il suicidio.
A Roma tornò ad utilizzare il suo nome di battesimo e si fece conoscere nell’ambiente underground. Proprio nella Capitale si fece notare da Alberigo Crocetta, il creatore del PIPER, che la scoprì a Viareggio e che le fece cambiare nome: il cognome lo scelse lui, mentre il nome lo decise lei per omaggiare Mia Farrow. Nacque così la storia di Mia Martini. I primi tre anni degli anni Settanta la consacrarono come la numero uno in Italia e per lei scrissero diversi personaggi: da una giovanissimo Claudio Baglioni a Califano, fino a Baldan Bembo. Il suo primo album, datato 1971, fu Oltre la collina, considerato una delle migliori produzioni di sempre di una donna. Proprio in quegli anni Mia Martini regalò alla musica italiana canzoni che hanno fatto storia: Padre davvero, Piccolo uomo, Donna sola, Madre (cover di John Lennon) e Minuetto. Aumentarono così le sue partecipazioni a programmi televisi importanti, arrivarono premi per i dischi, due vittorie al Festivalbar e i riconoscimenti della critica europea, che nel 1974 la indicò come la cantante dell’anno. Quell’anno incise E’ proprio come vivere, altra sua perla, in cui mostrò ancora una volta di essere moderna e dotata di sensibilità interpretativa. Nel 1976 ruppe cona la casa discografica Ricordi e tornò alla RCA, che la trasformò nella propria cantante di punta. Debuttò all’Olymipa di Parigi e incise un altro successo, Per Amarti (singolo e album), che per la prima volta vide Mia Martini collaborare con Ivano Fossati, al quale si legò professionalmente e sentimentalmente, dando vita a un periodo della sua vita particolarmente turbolento.
Negli anni Ottanta dopo essersi ritirata a causa di due inteventi chirurgici alle corde vocali, che poi causarono anche il cambiamento del suo timbro, ritornò sulla scena e decise di apparire con un look più sobrio rispetto a quello che l’aveva caratterizzata in precedenza. Nel 1981 uscì Mimì, contenente brani scritti tutti da lei, e ancora una volta le fu riconosciuta la sua bravura. Il rilancio discografico arrivò con il singolo E non finisce mica il cielo. Tuttavia due anni dopo, nel 1983, fu costretta al ritiro a causa delle tante dicerie sul suo conto, che la portarono ad essere etichettata come una iellatrice. Se inizialmente Mia Martini ci scherzò su, in seguito la questione (durata un decennio) si trasformò in una vera e propria persecuzione, tanto che diverse trasmissioni televisive iniziarono a rifiutarla e le battute, perfide e ignobili, non mancarono. E proprio le tante cattiveria la spinsero ad allontanarsi:
“La mia vita era diventata impossibile. Qualsiasi cosa facessi era destinata a non avere alcun riscontro e tutte le porte mi si chiudevano in faccia. C’era gente che aveva paura di me, che per esempio rifiutava di partecipare a manifestazioni nelle quali avrei dovuto esserci anch’io. Mi ricordo che un manager mi scongiurò di non partecipare a un festival, perché con me nessuna casa discografica avrebbe mandato i propri artisti. Eravamo ormai arrivati all’assurdo, per cui decisi di ritirarmi“.
Nel 1989 fu convinta a tornare a calcare il palcoscenico e con Almeno tu nell’universo il pubblico tornò ancora una volta al suo fianco, proprio come la critica. Arrivò un altro disco d’oro e nel 1990 pubblico La mia razza, seguito da Mi basta che sia un amore e Mia Martini in concerto. Tornata alla ribalta con canzoni come Gli uomini non cambiano, nel 1995 annunciò l’inizio di una tournée, ma dopo pochi concerti fu ricoverata due volte a causa di dolori lancinanti allo stomaco (da anni Mia Martini soffriva di un fibroma all’utero). Il 12 maggio 1995 morì improvvisamente a causa di un arresto cardiaco (in seguito la sorella Loredana aprì diverse polemiche nei confronti del padre, accusandolo di aver malmenato Mia), ma forse anche a causa di tutta la cattiveria subìta per anni, un attacco continuo e incivile che la portò anche alla depressione.
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