Tra gli anni Sessanta e gli anni Novanta l’Irlanda del Nord è stata teatro del conflitto nordirlandese. I disordini di quel periodo – ricordati come The Troubles – hanno portato alla morte di oltre 3000 persone. Questo conflitto confessionale (cattolici e protestanti i protagonisti. I primi si sentivano discriminati dalla maggioranza protestante perché avevano difficoltà nel trovare un impiego, una casa popolare e non venivano facilitati neanche sul versante politico) si intensificò negli anni e il 1972 risultò essere il più sanguinoso. La violenza tra le due parti esplose definitivamente e ben presto risultò essere completamente fuori controllo.
Capitarono casi in cui gli estremisti protestanti misero a ferro e fuoco le abitazioni dei cattolici, costretti alla fuga a Belfast, ad esempio. Ci fu la scissione del movimento repubblicano a causa della mancata reazione agli assalti avvenuti nei quartieri cattolici e allora alcuni fondarono la Provisional IRA, contrapposta alla Official IRA, ormai ai margini dei disordini.
Nel 1971 l’IRA trovò sempre più appoggio da parte dei cittadini cattolici, ma la situazione divenne incontrollabile, soprattutto a Derry. Si arrivò a temere lo scoppio di una vera e propria guerra civile a causa dei continui peggioramenti e per questo il governo britannico entrò in azione e il 24 marzo 1972 impose il governo diretto da Londra.
Gli scontri tra IRA ed esercito britannico divennero quasi quotidiani a Belfast e Derry. L’IRA colpiva piazzando bombe sui cosiddetti “obiettivi economici”, ma in realtà erano molti i civili a restare coinvolti negli attentati. Il governo britannico allora decise di iniziare una serie di colloqui con l’’organizzazione e inizialmente sembrò migliorare la situazione, tanto che l’IRA cessò il fuoco a fine giugno. Ma un incontro a inizio luglio andò male e gli esponenti dell’organizzazione chiesero il ritiro britannico dall’Irlanda del Nord nel giro di tre anni. Richiesta non accolta che portò l’IRA a riaprire il fuoco.
Il 21 luglio 1972 è ricordato come il Bloody Friday a Belfast. Intorno alle 13 gli artificieri ricevettero la prima per disinnescare una bomba. La prima delle 23 bombe piazzate dal Provisional IRA. Tutte scoppiarono in meno di un’ora. La prima alle 14.40 nei pressi di una banca. Scontato il caos che si creò in città. A Oxford Street un’autobomba uccise due soldati e quattro civili; altre due donne morirono a Cavehill Street; la nona vittima fu un ragazzo protestante di 14 anni che rimase ucciso dopo aver avvisato gli altri della bomba che poi lo uccise. Furono nove i morti del Bloody Friday, 130 i feriti e tra questi 77 erano donne e bambini.
La Belfast Brigade, la più importante e numerosa dell’IRA, rivendicò l’attacco e affermò di aver avvisato della presenza delle bombe i media locali, che a quanto pare avrebbe saputo quanto sarebbe accaduto con 30 minuti di anticipo. Solo in concomitanza del 30° anniversario l’IRA rilasciò una dichiarazione di scuse per quanto avvenuto durante il Bloody Friday.