Era il 14 ottobre 1962 quando un U-2 degli Stati Uniti, un aereo spia, trovò le conferme di quanto sospettato dal governo: l’Unione Sovietica stava installando delle basi missilistiche con caratteristiche offensive nel territorio cubano. Iniziò così la crisi dei missili di Cuba, che portò a un ulteriore inasprimento dei rapporti tra USA e URSS. Se fosse scoppiata la guerra, tante volte si fece riferimento al rischio dello scoppio della terza guerra mondiale, non ci sarebbero stati bombardamenti aerei, ma si sarebbe arrivati al conflitto nucleare.
Tutto ebbe inizio nel 1959 quando Fidel Castro salì al potere dopo una lotta armata e instaurò un governo dal carattere socialista. Compromessi i rapporti con gli Usa, Castrò cercò subito di avviare dei rapporti diplomatici con l’URSS e questo portò gli americani a cercare di rovesciare il governo cubano attraverso lo sbarco dei controrivoluzionari nella Baia dei Porci.
Poi nell’estate del ’62 iniziò l’installazione dei 42 missili sovietici a Cuba, il tutto in gran segreto. Ma tutto uscì allo scoperto il 14 ottobre e a quel punto i voli di controllo nei giorni successivi furono continui e Kennedy ordinò una rappresaglia che durò 13 giorni. La crisi dei missili di Cuba, che fu rivelata al mondo il 22 ottobre durante un intervento televisivo del presidente degli USA, generò il terrore a livello mondiale ed è considerato uno dei momenti più critici della guerra fredda.
Il 24 ottobre entrò in vigore la quarantena navale su Cuba e la tensione continuava a crescere, soprattutto a causa della notizia dell’arrivo verso la zona protetta di diverse navi da carico dell’Unione Sovietiva. Uno dei sottomarini sovietici fu intercettato dai rivali e per poco non si sfiorò la tragedia: quel mezzo era armato con decine di testate nucleari e il comandante era intenzionato a sganciarne una. Solo grazie al vicecomandante arrivò il ripensamento. Ma il 27 ottobre si raggiunse l’apice quando un U-2 fu abbattuto su Cuba e un altro rischiò di essere intercettato sul cielo russo.
Alla fine, anche grazie alla mobilitazione nel mondo, Kennedy accettò la proposta dei russi che prevedeva la rimozione dei missili con testata nucleare installati dagli americani in Turchia e in Italia. In cambio L’URSS rimosse le basi da Cuba.