Il 21 novembre 1995 la firma dell’accordo di Dayton (nell’Ohio, Stati Uniti) mise fine alla guerra durata oltre tre anni in Bosnia ed Erzegovina, che rappresentò la più sanguinosa nel vecchio continente dalla fine della Seconda guerra mondiale. I colloqui che portarono alla sua firma videro, ovviamente, protagonisti Miloševic, Tudman e Izetbegović, rispettivamente presidente serbo e rappresentante degli interessi Serbo-Bosniaci, presidente della Croazia e presidente della Bosnia ed Erzegovina.
Attraverso la firma dell’accordo di Dayton, e successivamente con gli accordi di Parigi del 1995, La Bosnia ed Erzegovina fu riconosciuta come Stato indipendente internazionalmente e si stabilì la sua Capitale, Sarajevo. Si decise, inoltre, di farla restare membro delle Nazioni Unite, di darle principi democratici e di suddividerla in due Entità. la Federazione di Bosnia ed Erzegovina (croato-musulmana, detentrice del 51% del territorio) e la Republika Srpska (serba, detentrice del 49% del territorio).
All’interno della Costituzione si stabilì anche che a rifugiati e profughi fosse dato il diritto di rientrare nelle proprie case, di vedersele restituite in caso di privazione nel corso del conflitto e di essere ricompensati in caso di impossibile restituzione. A entrambe le realtà furono concessi poteri autonomi in più settori, per poi fare riferimento a un unico Stato. Si stabilì che alla presidenza sarebbero andati tre membri: un bosniaco (eletti dal territorio di riferimento) e un serbo eletto dalla Repubblica Srpska.
Nonostante si provò a migliorare la vita, non furono poche le difficoltà incontrate dopo la firma dell’accordo di Dayton e questo soprattutto a causa dei veti incrociati che di fatto paralizzarono ogni tipo di progresso.