Lectio Magistralis del nuovo Dg Atac all’università Ca’ Foscari di Venezia su “Project Management in condizioni perturbate”
Marco Rettighieri, il Direttore generale di Atac, nel corso della lectio magistralis che ha tenuto ieri all’università Ca’ Foscari di Venezia sul tema “Project Management in condizioni perturbate”, ha parlato di quanto fatto durante l’Expo e di quanto sarà necessario fare nell’azienda del trasporto pubblico romano:
“Per Expo abbiamo fatto in 7 mesi quello che si sarebbe dovuto fare in 3 anni e mezzo. Non c’era più tempo da perdere e sono stati necessari necessario uno sforzo ed un impegno corale. Anche in Atac non c’è più tempo da perdere, bisogna agire velocemente“. Per riuscire è necessario “fare squadra mettendo in campo le migliori competenze disponibili. A Expo ho avuto carta bianca: anche in Atac è così. Lavorerò libero e in modo indipendente per curare questo progetto. La prima cosa da fare è cambiare l’organizzazione: a breve sarà varata la nuova macrostruttura che prevede una catena di comando corta proprio perché è necessario centralizzare le responsabilità. Stiamo poi già lavorando sui processi, programmando gli interventi: i tempi sono stretti e le scadenze saranno fitte e non c’è un ‘piano B’: il piano è uno solo e dovrà essere rispettato. Il progetto Atac è sicuramente in condizioni perturbate, ma gli strumenti per venirne fuori sono chiari”, ha spiegato il nuovo Dg.
Rettighieri ha le idee chiare e ha detto esplicitamente che bisognerà essere uniti per rimettere insieme i pezzi dell’azienda e farla ripartire al meglio. Indispensabile anche il sostegno delle istituzioni:
“Serve fare squadra. Sono consapevole che questa è un’espressione retorica della quale si è abusato, ma nella mia esperienza i problemi o sono di tutti – e quindi tutti fanno la loro parte – o rimangono lì, irrisolti. Nessun compartimento e nessuna protezione su singole aree o iniziative: il progetto di recupero di Atac deve permeare tutto e tutti e deve essere condiviso da tutti. Questa è la parte del lavoro più difficile su cui mi impegnerò e su cui chiederò a tutti i dirigenti di impegnarsi: sarà la cartina al tornasole per la sfida. Il Project Manager non fa miracoli: pianifica e lavora. Sono le qualità umane di chi lavora al progetto a fare la differenza. Chiaramente occorrerà tutto il supporto della “casa madre” così come accaduto per Expo. Allo stesso modo sarà fondamentale garantire il rispetto normativo di ogni iniziativa. A ciò servirà un confronto con Anac e con le avvocature competenti”.