De Urbe augenda, il piano regolatore di Giulio Cesare approvato nel 45 a.C. Secondo gli storici è a tutti gli effetti il primo intervento urbanistico su larga scala della città di Roma
Lo sviluppo urbanistico della città di Roma ha sempre dovuto fare i conti con leggi e interventi da parte dei suoi governanti non sempre in linea con le aspettative. De Urbe augenda è la legge fatta approvare da Giulio Cesare nell’autunno del 45 a.C che più si avvicina alla concezione moderna di piano regolatore. Una legge che, tra i suoi interventi più importanti, prevedeva la deviazione del Tevere per far fronte alle sue frequenti e disastrose alluvioni. La lex prevedeva inoltre il cambio di destinazione d’uso della riva destra del fiume, lì dove sorgevano orti e villa di facoltosi esponenti della gens romana. Tesi vuole che l’eventuale futura messa in opera del piano regolatore di Cesare portò – o per meglio dire contribuì – al suo assassinio, risoltosi nelle famigerate Idi di Marzo. (Fonte Archeo Unict)
Tocca dunque all’imperatore Augusto rispolverare gli interventi previsti nella De Urbe augenda per riformare i quartieri della città: le zone pianeggianti accolgono il nuovo Foro, il Pantheon , l’Ara Pacis e i templi di Nettuno e Apollo. Tra il 63 a.C e il 14 d.C, Roma si fa monumentale e poco a poco di marmo. I quartieri popolari, però, continuano a crescere a dismisura e tra la Suburra e Trastevere ecco comparire insulae alte anche 20 metri. Una crescita smisurata quella dell’edilizia urbana incastonata nella essenzialità delle linee perpendicolari delle strade dentro le mura; il clivus Suburanus, oggi via In Selci, il clivus Scauro – Clivio di Scauro, oppure la via Lata, corrispondente all’allora tratto urbano della Flaminia, ora via del Corso.
La città fu divisa in 14 Regioni, a loro volta suddivise in Quartieri o vici. L’ordine era mantenuto da un corpo di polizia distribuite in 7 caserme, quindi una ogni 2 regioni. Queste regioni saranno i precursori dei rioni che costituiranno il centro storico della città: Porta Capena, Caelimontium, Isis et Serapis, Templum Pacis, Esquiliae, Alta Semita, Via Lata, Forum Romanum, Circus Flaminius, Palatium, Circus, Maximus, Piscina, Publica, Aventinus, Transtiberim.
I cambiamenti voluti da Augusto resisteranno fino all’anno mille, pur con le Regioni ormai svuotate ma capaci di resistere al tempo e ad alcuni disastri importanti, vedi gli incendi dl 64 e dell’80. Tra l’altro, un boom dell’edilizia privata fa sì che la popolazione superi addirittura il milione di abitanti, il massimo dell’era antica almeno per tre secoli successivi, un periodo questo nel quale la vita cittadina prosegue per lo più tranquilla fino alle invasioni barbariche. L’imperatore Aureliano proverà a mettere fine a questa crisi di potere e militare tra il 270 e il 275 con mura che porteranno il suo nome, per un totale di 18 km e 13 porte di accesso alla città. Una stretta difensiva che se da un lato aiuterà ad aumentare le difese dell’Urbe, allo stesso tempo impediranno qualsiasi altro sviluppo o crescita. La popolazione inizia a diminuire e il degrado a fare vittime tra i monumenti e gli edifici pubblici. Le invasioni barbariche contribuiranno poi a darle il colpo di grazia. La città viene razziata e al diffuso paganesimo si sostituisce il cristianesimo.