Le case dell’acqua, iniziativa dell’Acea che sta coinvolgendo diversi comuni della provincia di Roma, non convincono l’associazione dei consumatori CODICI. Il segretario nazionale Ivano Giacomelli ha espresso la sua opinione in proposito diffondendo una nota ufficiale:
I costi ancora non sono quantificabili e probabilmente ricadranno sulle spalle dei cittadini. In Lombardia per esempio furono stanziati 800 mila euro per le installazioni, sempre gestite dalle lobbies dell’acqua, nel caso specifico quelle di depurazione delle acque; l’acqua delle ‘case’ si vendeva a 5 centesimi al litro.
Giacomelli ha poi parlato dell’inaugurazione della prossima settimana:
Mercoledì 16 marzo ad Albano Laziale, sarà inaugurata la Casa dell’acqua targata Acea. L’iniziativa, portata avanti nella capitale dall’ottobre 2014, prevede l’installazione, entro il 2016, di 100 case dell’acqua,in pratica delle fontane tecnologiche che dovrebbero offrire gratis (per ora) a cittadini e turisti acqua fresca, naturale o frizzante nel territorio di Roma e provincia. Il nobile fine professato dai dirigenti Acea per cui questi “apparecchi porteranno significativi vantaggi sia in termini di sostenibilità ambientale che di benefici per le tasche dei cittadini”, contrasta fortemente con i riscontri provenienti dai consumatori. Soprattutto se gli svantaggi subiti dai cittadini dipendono da perdite nascoste nell’impianto idrico e non da responsabilità individuali.
CODICI ha raccolto diverse segnalazioni:
Più di 1.000.000 di utenti si sono rivolti a noi per denunciare problematiche legate alla distribuzione dell’acqua da parte di Acea, che ci sembra quindi che dovrebbe avere ben alte priorità da risolvere. Alla luce dei problemi che Acea ha nel rapporto con i consumatori, nella gestione della ridistribuzione delle risorse e nella riscossione dei pagamenti, l’iniziativa delle case dell’acqua sembra non solo ingannevole, ma soprattutto uno spreco di denaro che potrebbe essere utilizzato per garantire ai cittadini un servizio dignitoso.