Nell’era di internet, dei social network e delle innumerevoli interconnessioni oggi possibili scavare nella vita di una persona può essere un gioco da ragazzi e, in quanto giornalista, ho avuto modo di confrontarmi spesso con questa realtà dei fatti. La cronaca politica e giudiziaria sono state fin da subito un banco di prova importante per capire se questa fosse davvero la mia professione. Ma il giornalismo non è solo questo, naturalmente, perché raccontare è materia assai difficile e spesso bisogna soppesare la voglia di informare, aggrapparsi alla propria etica e infine alla deontologia.
Quando si parla di persone e si raccontano le persone, quell’etica e quella deontologia risalgono prepotentemente dalla bocca dello stomaco. Sei costretto a farci i conti e a spogliarti, per quanto possibile, di ogni pregiudizio. Rovinare tutto è un attimo e passare per ruffiano la prima trappola da evitare. Non puoi concedere sconti e non puoi concedertene. Quando ho conosciuto Marco Visconti ho avuto modo di apprezzare prima l’uomo e poi il politico. Non perché le nostre idee coincidano sempre e comunque, sia ben chiaro, ma per la sua schiettezza e naturalezza nel difendere le proprie convinzioni, prima, e il proprio essere di destra, poi. Ci siamo sentiti al telefono spesso in questi ultimi due anni e il nostro giornale ha più volte raccontato del suo impegno sociale in quella Boccea e in quella Primavalle in cui è nato e cresciuto. Abbiamo parlato spesso di tematiche scottanti, dai marò alle unioni civili. A volte ci siamo trovati d’accordo, altre no, ciò nonostante il nostro rapporto è sempre rimasto genuino, di reciproco rispetto. Eppure, come dice quel detto che “una persona non si finisce mai per conoscerla“, pensavo di sapere tanto se non lo stretto necessario per inquadrare l’uomo di cui sopra e il militante di destra. Non è stato così, perché anche Marco Visconti ha una propria intimità da difendere. Gli sciacalli sono sempre dietro l’angolo e non sai mai quale sia il loro intento.
Del suo impegno politico se ne parla ampiamente nella biografia che potete trovare sul suo sito www.marcovisconti.it. Su questo sito troverete il riassunto di quanto fatto da che, studente 17enne, prima rappresentante d’istituto del Liceo Classico Lucio Anneo Seneca e poi, una volta diplomato e laureato, diventa nel 2010 Responsabile dei rapporti politici dell’Assessorato all’Ambiente e del verde Urbano del Comune di Roma, incarico dal quale si dimetterà il 3 Febbraio 2013. Si fa cenno alla sua professione, al suo impegno nelle politiche sociali a supporto della famiglia, nella tutela ambientale e della sicurezza e, ancora prima, di quando, nel 2009, nell’ambito dell’amministrazione Alemanno, viene chiamato a collaborare nella delega per l’emergenza abitativa. È in questa occasione che Marco Visconti conosce il suo omonimo, già consigliere comunale al Campidoglio con il quale stringe un sodalizio politico e personale. Tutto questo potete leggerlo qui, insieme alla sua prossima candidatura con Fratelli d’Italia alle prossime elezioni comunali di Roma. Ma la biografia di un uomo, anche se questi è politico, non è tutto. Nel corpo di un uomo scorrono sangue e sentimenti. E come tutti gli uomini, Marco Visconti ha dovuto fare i conti con problemi personali e di salute.
Quando ho saputo quindi della sua disabilità, sono rimasto di sasso per due ordini di ragioni: 1) In passato mai nessuno ha fatto cenno alla sua retinite pigmentosa bilaterale, tanto che cercando su internet non ho trovato nulla a riguardo; 2) La retinite pigmentosa bilaterale di cui è affetto non lo ha mai fatto retrocedere nel suo impegno politico, come se da questa traesse più forza che impedimento.
Detto questo, seppure ammirazione deve esserci, subito mi sono posto la domanda di cosa avrei potuto farne di questa notizia poco battuta. Ci ho riflettuto a lungo e ho cambiato idea cento volte, prima di iniziare a scrivere questo articolo. Cosa fare perché tutte le mie parole non apparissero come una solenne e sterile sviolinata? In realtà una vera soluzione non l’ho davvero trovata. Quello che ho fatto è stato concentrarmi sull’uomo che da un problema ha attinto come fosse un pozzo, andando oltre. Il fatto che in pochi sapessero ha sollevato inoltre un secondo problema: dire o no al diretto interessato di ciò che ero venuto a sapere e se raccontarlo o meno: è bastata una telefonata con lui per togliermi da ogni imbarazzo. “Non ho niente da nascondere e se questo può servire a persone che vivono un disagio come il mio, perché non dirlo? Io ce l’ho fatta e vorrei che ce la facessero anche altre persone come me. Alle persone bisogna dare una speranza. Per me non ci sono problemi. Perché non dirlo prima? Perché nessuno pensasse al mio percorso politico come a un percorso facilitato ‘grazie‘ alla mia condizione di ipovedente. Volevo che i miei elettori riconoscessero in me dei meriti, non che mi votassero per compassione o cose simili“.
La conclusione di un pezzo deve essere troppo spesso la sua sintesi ma questa volta forse c’è di più. Tra scandali e poltrone, la Politica Romana una buona volta offre un bell’esempio di sé. A Marco Visconti nessun in bocca al lupo particolare, non gradirebbe, ma la certezza personale di aver compreso le ragioni di quella marcia in più del candidato di fratelli di Italia al Consiglio Comunale di Roma, non potevamo non condividerla con i nostri lettori.
Marco Visconti, dalla disabilità al Consiglio Comunale – MARCO VISCONTI
12 Marzo 2016 @ 16:26
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