Le votazioni di domenica, nonostante le parole di Renzi (si dice insoddisfatto ma non in apprensione), sono un campanello d’allarme per il PD visto che a Roma Roberto Giachetti ha superato l’avversaria del M5S, Virginia Raggi, solo in due municipi, il I e il II, e nelle prime ore dello spoglio ha anche temuto il sorpasso di Giorgia Meloni. Un chiaro segnale delle difficoltà che sta affrontando il partito del governo, colpito anche dalle macerie di Marino e Mafia Capitale. Ma addossare la totale colpa al “marziano”, proprio come ha fatto Orfini dicendo che “ha pesato il fallimento amministrativo di Ignazio Marino“, sarebbe un errore.
Sicuramente essere arrivati al ballottaggio significa che il partito, anche con la figura di Giachetti, è riuscito a riacquistare credibilità, ma ignorare lo stacco dal M5S sarebbe da sciocchi dato che dal 2013 i risultati dei pentastellati a Roma sono in continuo aumento e il 35,6% ha voluto premiare il loro lavoro. Si parla di voto di protesta, che non è falso in tutti i casi, di un tentativo di punire i vecchi partiti che hanno mal governato e ridotto la città a un grande agglomerato di degrado, ma non si tiene conto del fatto che l’astensionismo aumenta e la gente mostra sempre più disinteresse perché disillusa da una classe politica che negli ultimi anni ha mostrato il peggio di sé. Il malcontento generale, però, era intuibile, soprattutto in periferia dove si fanno i conti con i disagi del trasporto pubblico e dei rifiuti (questo colpisce indistintamente tutti i quartieri) e il dato parla chiaro: il PD non è riuscito a far ricredere la gente che vive in quelle zone, si è visto sempre sconfitto dal M5S e, anomalamente, è riuscito a rifiorire laddove i disagi sono minori, nella Roma bene.
Il voto nei municipi, infatti, ci fa capire il cambiamento avvenuto nel partito. Quelle che erano le zone di dominio della sinistra, domenica hanno voltato le spalle a Giachetti e hanno abbracciato il progetto della Raggi (a Tor Bella Monaca anche la Meloni) e hanno dato un segnale che non può essere ignorato: da qui al 19 giugno sarà necessario trovare una strada per rianimare il popolo di sinistra, ma il cammino dovrà proseguire anche dopo perché le aspirazioni del PD devono essere più alte.
Ora comincia una nuova partita e il risultato è tutt’altro che scontato. L’opportunità di richiamare l’attenzione di chi non si fida e si sente tradito c’è e il 19 giugno può rappresentare un nuovo inizio. Sia in caso di vittoria sia in caso di sconfitta. La sfida è aperta e i due candidati dovranno sfidarsi municipio per municipio.