L’Anac, l’Associazione nazionale anti corruzione, ha smentito la notizia circolata nella giornata di ieri riguardo l’esposto ai danni di Virginia Raggi riguardo presunte consulenze non dichiarate. Una notizia, quella errata, riportata da molti giornali che sottotraccia hanno messo nell’occhio del ciclone per l’ennesima volta il neo sindaco di Roma.
Niente di tutto questo. Raffale Cantone, il quale presiede l’Anac, ha infatti smentito categoricamente il procedimento: “Nessun atto relativo al neo-sindaco di Roma Virginia Raggi e alla vicenda legata alle consulenze per l’Asl di Civitavecchia è stato inviato alla Procura del Repubblica dall’Anac […]. “Da parte dell’Anac non è stato depositato alcun atto“, ha tagliato corto il presidente. (Fonte Il Secolo d’Italia)
Siamo di fronte allora a un problema, penso io. Ieri decine di giornali hanno riempito le proprie pagine con una notizia palesemente priva di fondamenta, costringendo la Procura di Roma a smentire quanto da loro scritto. L’ipotesi di reato per falso ideologico ai danni della Raggi non è stato formulata, perché non esiste nessun fascicolo in merito. Tanto basta, punto e a capo.
Fare il sindaco di Roma non è affatto facile, però. La formazione della Giunta ha visto alcuni tasselli cambiare in corso d’opera la propria collocazione. Un’alternanza che in molti casi sembrerebbe essere stata figlia di alcuni dissidi con il direttorio romano, che avrebbe fatto pressione sulla Raggi. L’uscita di Andrea Lo Cicero, inizialmente scelto per ricoprire il ruolo di assessore allo Sport; la Morgante che prima sembra essere destinata al Bilancio e dopo le viene proposto il ruolo di capo di gabinetto; e ancora prima la questione sul ruolo di Daniele Frongia, culminata questa con la nomina a vice sindaco con delega allo Sport; il tira e molla con Minenna, fortemente voluto al Bilancio il quale però avrà importanti deleghe, fra tutte quella sulle partecipate.
All’uscita dalle urne, Virginia Raggi non lo avrebbe di sicuro mai immaginato di doversi sottoporre al quel tiro incrociato meglio composto da stampa e propri oppositori. Non avrebbe mai immaginato di dover fare i conti con scelte che proprio certi oppositori le rinfacciano perché non farina del suo sacco sue ma figlie del deus ex machina, Beppe Grillo. In un certo senso, al netto della falsità sull’esposto in procura, si sta palesando l’idea che la Raggi sia fin troppo dipendente da altrui decisioni rispetto alla risolutezza che ci si aspetta da un sindaco che vuole cambiare davvero la città di Roma.
Per quanto mi riguarda, Virginia Raggi rimane al momento un pulcino bagnato. Troppo remissiva, troppo in balia delle onde. E di certo la voce circa una liaison con Daniele Frongia non l’aiuta. Come non aiuta una sensazione esterna di scarso decisionismo in capo allo stesso sindaco che afferma di voler mordere ma al più abbaia dallo scranno. In questo momento vedo il comune di Roma come un vestito troppo grande, che le sta male cucito addosso. Per questo motivo mi permetto di chiedere al sindaco una cosa: mostri i denti. Morda e batta il pugno all’interno di quell’aula. Lei, signor sindaco, può e deve farlo. la città merita quel cambiamento che ha promesso, quindi non abbia paura di attuarlo. Non abbia paura dei suoi cittadini e delle sue idee. Da questo punto di vista solo chi l’ha messa sul quella poltrona deve e può giudicare il suo mandato, non la Casaleggio Associati.