Governo e Comune di Roma hanno punti di vista differenti sulla nascita del Parco archeologico del Colosseo e la conferma è stata data con il ricordo al TAR presentata dalla stessa amministrazione capitolina. Ora si torna a parlare dell’argomento con Luca Bergamo, vicesindaco e assessore alla Cultura:
“Noi di balle non ne abbiamo mai dette. Nel momento in cui abbiamo presentato il ricorso al Tar, l’unico atto compiuto dal ministro Franceschini era il decreto di costituzione del Parco archeologico con cui si prescrive che il 30% dei ricavi derivanti dal nuovo parco archeologico vada alla riformata Soprintendenza che deve gestire tutto il resto della città. Nessun riferimento alle risorse che restano in seno al Parco archeologico è negli atti”. Cosi’ in una nota il vicesindaco Luca Bergamo.
PROPOSTA – “Il ministro ha poi successivamente detto che tutte le risorse sarebbero rimaste a Roma. Se questo avverrà vorrà dire che l’iniziativa che noi abbiamo intrapreso, almeno sul lato delle risorse, ha prodotto il risultato che si intendeva. Resta da segnalare – conclude Bergamo – che le ragioni per cui il Comune di Roma si oppone alla costituzione del Parco archeologico sono, in primo luogo, di altra natura. Per questo abbiamo proposto, ricevendo il rifiuto da parte del ministro Franceschini, la costituzione di un unico organismo su tutto il territorio di Roma dove Comune e Stato possano insieme amministrare il patrimonio archeologico in favore dello sviluppo della città e del paese senza gli spezzatini di competenze che fanno soli guai. Ma il ministro questa argomentazione non intende sentirla perché ritiene il centro di Roma comparabile con Pompei o gli Uffizi“.