Nato a Fratta Polesine, in provincia di Rovigo, Giacomo Matteotti è ricordato come il politico e giornalista italiano antifascista rapito e successivamente assassinato proprio dal partito guidato da Benito Mussolini.
Il segretario del Partito Socialista Unitario, infatti, il 30 maggio 1924 prese parola alla Camera dei deputati e contestò davanti a tutti i risultati delle elezioni tenutesi il 6 aprile di quello stesso anno, affermando che furono condizionate dai brogli. Immancabile la protesta che si levò dai banchi occupati dai fascisti:
“Contestiamo in questo luogo e in tronco la validità della elezione della maggioranza (Rumori vivissimi). Vorrei pregare almeno i colleghi, sulla elezione dei quali oggi si giudica, di astenersi per lo meno dai rumori, se non dal voto […] La presentazione delle liste – dicevo – deve avvenire in ogni circoscrizione mediante un documento notarile a cui vanno apposte dalle trecento alle cinquecento firme. Ebbene, onorevoli colleghi, in sei circoscrizioni su quindici le operazioni notarili che si compiono privatamente nello studio di un notaio, fuori della vista pubblica e di quelle che voi chiamate “provocazioni”, sono state impedite con violenza“.