Scritto da Francis Scott Fitzgerald, Il curioso caso di Benjamin Button fu pubblicato il 22 maggio 1922 sulla rivista “Collier’s” e in seguito nella sua seconda raccolta, Racconti dell’Età del Jazz, uscita qualche mese dopo. Fu lo stesso autore a spiegare cosa lo spinse a scrivere questa storia:
“Questo racconto fu ispirato da un’osservazione di Mark Twain: cioè, che era un peccato che la parte migliore della nostra vita venisse all’inizio e la peggiore alla fine. Io ho tentato di dimostrare la sua tesi, facendo un esperimento con un uomo inserito in un ambiente perfettamente normale. Parecchie settimane dopo che ebbi terminato questo racconto, scoprii un intreccio quasi identico negli appunti di Samuel Butler“.
LA TRAMA – Il curioso caso di Benjamin Button altro non è che la storia di un uomo che vive la vita al contrario e non riesce a integrarsi con le varie generazioni alle quali si avvicina. Tutto inizia nel 1860, quando Benjamin viene al mondo con l’aspetto di un anziano e non di un neonato. Il padre cerca in ogni modo di curarlo e di camuffare il suo aspetto, ma senza risultati. Più trascorre il tempo e più lui ringiovanisce e proprio per questo decide di iscriversi all’università di Yale per studiare. In quegli anni, quelli della Guerra Civile americana, incontra la donna che sposa e dalla quale ha un figlio, Roscoe. Tuttavia, il suo ringiovanire causa non poche frizioni nel matrimonio e alla fine i due divorziano. Inutile per Benjamin arruolarsi e iscriversi ad Harvard quando ha ormai l’aspetto di un ventenne: trova impossibile integrarsi con i ragazzi e con gli adulti e allora parte alla volta dell’Italia per stare vicino a suo figlio, anche se quest’ultimo decide di farsi chiamare zio e non riconosce la sua figura paterna. Altro colpo duro arriva quando all’accademia militare viene valutato non idoneo per combattere nella Grande guerra. Diventato ormai un infante, si sente a proprio agio solo con suo nipote, suo coetaneo, e una volta neonato è una badante a insegnargli tutto e a prepararlo alla sua nuova vita.