Colosseo chiuso per assemblea: Antonio Longo, numero uno dell’associazione dei consumatori, si è scagliato contro le modalità usate
La notizia dell’assemblea sindacale dei lavoratori del Colosseo venerdì scorso che ha provocato disagi a non finire ai turisti sta facendo il giro del mondo. Dopo gli scavi di Pompei rimasti chiusi due ore per un’assemblea indetta da Fp Cisl, Filp e Unsa il 24 luglio, lasciando le persone fuori dal sito, deluse e arrabbiate, Antonio Longo, numero uno del Movimento Difesa del Cittadino, ha auspicato il ripensamento della strumentazione delle battaglie dei lavoratori sindacali:
Il fatto è che ormai i cittadini non ne possono più di scioperi, scioperi bianchi, applicazioni del regolamento, sospensioni, blocchi improvvisi, riunioni che fanno chiudere gli uffici e i servizi pubblici come trasporti, sanità, scuola e in questo caso beni culturali. È indiscutibile il diritto dei lavoratori ai permessi, riunioni, assemblee e se necessario astensione del lavoro per rivendicare i loro diritti. Anni fa come Associazioni dei consumatori avevamo lanciato l’idea dello “sciopero di informazione”: i lavoratori continuano a prestare il loro servizio, pur notificando al datore di lavoro lo sciopero, e informano gli utenti, i mass media e tutta l’opinione pubblica della loro agitazione, delle loro rivendicazioni, dei motivi per cui conducono la lotta, distribuendo materiali, invitando a sottoscrizioni e petizioni, etc.
La nota conclude infine:
Un Paese in cui la sanità, i trasporti, la scuola già versano in stato di grave difficoltà per ritardi storici, mancati investimenti e cialtroneria spesso dei politici e degli amministratori, non può far gravare sui cittadini anche le agitazioni sindacali. Si trovino modi nuovi di rivendicare i diritti. Si sacrifichi magari qualche ora extra-lavoro per fare le assemblee.