Roma, 19 gennaio – Sono le 912 esenzioni che al San Camillo, uno dei più importanti ospedali di Roma, vedono per numerosi dipendenti limitazioni alle loro mansioni di lavoro. Dall’addetto alla manutenzione, che ha diritto a fermarsi per 10 minuti ogni 45 minuti continuativi di lavoro al videoterminale, al caposala di cardiologia che ha un esonero «da reparti a forte impatto emotivo» e un altro che è esonerato «da compiti di assistenza che richiedono gestione di emergenze». Una lista lunghissima di esoneri che ha portato la Regione Lazio a presentare il caso al tavolo col governo e col ministero delle Finanze, facendo presente che il personale complessivo del San Camillo conta 4.800 persone e, con queste cifre, 1 su 5, il 20 per cento, ha un certificato che lo esenta da determinati lavori. Altrove, la media per queste situazioni arriva a malapena al 10 per cento, esattamente la metà. Una situazione imbarazzante quella del prestigioso nosocomio che vede i dipendenti in presunte condizioni fisiche peggiori rispetto a quelle dei pazienti. La maggior parte delle esenzioni, infatti, riguarda l’impossibilità a sollevare carichi o a svolgere il lavoro notturno. Un problema in più per una struttura sottodimensionata (mancherebbero circa 200 dipendenti), col blocco del turnover che impedisce nuove assunzioni. Tutti questi 912 dipendenti, esonerati dal lavoro pesante, percepiscono il loro normale stipendio con tanto di limitazioni e sforzi fisici. Sembra però che la vacanza stia per terminare. La Regione Lazio ha, infatti, chiesto all’Inps di rifare nuove visite di controllo su tutti e 912 dipendenti con minori aggravi di lavoro. «Un’operazione — spiega il governatore e commissario alla Sanità Nicola Zingaretti — che vuole salvaguardare le persone che hanno realmente inidoneità ma che vuole anche far tornare a lavorare i furbetti».
Nella guerra ai “furbetti in corsia”, dunque, la Regione ha deciso di stilare un protocollo con l’Inps piuttosto che rivolgersi alla Asl territoriale, la Roma D che in passato ha emesso i certificati che attestano gli esoneri. «Avevamo la necessità di chiedere aiuto a un ente diverso perché le commissioni sanitarie composte dal personale degli stessi presidi sanitari non garantiscono la terzietà dell’esame», dicono dalla Regione. Insomma, serve un parere distante dalla Asl di competenza che ha emesso le esenzioni. Una presa di posizione pesante quella del governatore Zingaretti che ha disposto, dopo aver ultimato quelli del San Camillo, controlli a tappeto su tutti gli ospedali capitolini, a partire dall‘Umberto I. La Regione Lazio spende 3miliardi l’anno per il personale, sarebbe il caso che qualcuno cominciasse a guadagnarsi correttamente lo stipendio. «Con 52 mila dipendenti del servizio sanitario nazionale e 3 miliardi di spesa l’anno — avvertono infatti in Regione — non ci possiamo permettere che ci sia qualcuno che non lavora quanto e come dovrebbe».