Era il 13 ottobre 1820 quando Silvio Pelllico, scrittore e patriota italiano, fu arrestato a Milano. Erano gli anni del Risorgimento italiano e lui, che sin da giovane abitò nel capoluogo lombardo, iniziò a frequentare quegli ambienti della società in cui circolavano soprattutto idee liberali e e patriottiche. L’indipendenza italiana era una questione di primaria importanza e proprio per questo motivo si costituirono vari gruppi carbonari. Silvio Pellico divenne uno dei rivoluzionari nostrani ed entrò a far parte dei “Federati”.
Il gruppo, tuttavia, si fece scoprire ben presto dalla polizia austriaca, che fermò Piero Maroncelli mentre era in possesso di lettere compromettenti. Il 13 ottobre 1820 Maroncelli, Melchiorre Gioia, Silvio Pellico e altri carbonari vennero arrestati per alto tradimento. E gli anni dell’arresto li ricordò nel testo autobiografico “Le mie prigioni”, che inizia così:
“Il venerdì 13 ottobre 1820 fui arrestato a Milano, e condotto a Santa Margherita. Erano le tre pomeridiane. Mi si fece un lungo interrogatorio per tutto quel giorno e per altri ancora. Ma di ciò non dirò nulla. Simile ad un amante maltrattato dalla sua bella, e dignitosamente risoluto di tenerle broncio, lascio la politica ov’ella sta, e parlo d’altro.”
Dopo l’arresto iniziò il processo di Maroncelli e Pellico e il verdetto fu quello della condanna a morte. In seguito arrivò la grazia dell’Imperatore e il 1° agosto 1830 lo scrittore tornò in libertà e poté riabbracciare la famiglia in Italia.