I test di ammissione alla facoltà di Medicina continuano ad essere nell’occhio del ciclone; il motivo, quasi sempre lo stesso, è la presenza di presunte irregolarità. L’ultima viene dall’Università Aldo Moro di Bari dove, il giorno della prova, il pacco contenente i quiz è arrivato aperto e con 49 buste di test invece di 50.
Nonostante la Digos di Bari ha deciso di avviare un’inchiesta, il reato ipotizzato è quello di furto finalizzato alla truffa, il ministro dell’istruzione, Stefania Giannini, ha sottolineato che non ci sarà nessun annullamento. Alle parole del ministro hanno fatto eco quelle dell’ufficio legislativo del Ministero della Pubblica Istruzione, che ha confermato le date previste per la pubblicazione dei risultati dei test e della graduatoria finale, rispettivamente il 22 aprile e 12 maggio. Nulla da fare quindi per le associazioni studentesche di tutta Italia che si battono per abolire una pratica, quella dei test di ammissione, che secondo loro viola il diritto allo studio, diritto inalienabile di ogni cittadino.
Il coordinatore dell’UDU (Unione degli Universitari), Gianluca Scuccimarra, ha riferito che il problema è stato più volte affrontato, chiedendo al ministro un intervento immediato per regolare il sistema di accesso. In caso contrario l’UDU si è detta pronta a scendere in piazza per protestare. Non si placano però gli animi degli oltre 60mila studenti che hanno sostenuto i quiz lo scorso 8 aprile: dalle campagne online alle lettere al premier Renzi, passando per le quasi 700 segnalazioni di irregolarità raccolte in una sola settimana.
Il nodo gordiano dei test d’ammissione non sembra ancora vicino ad una soluzione, soprattutto se si osserva quanto le due parti siano distanti tra loro: da una parte gli atenei, che inseriscono l’incasso dei bollettini dei test alla voce fatturato, dall’altra gli studenti, che sentono negati i propri diritti e vedono irregolarità ovunque.
Roma, 13 aprile