La grana che più spaventa il Campidoglio in questo momento è il salario accessorio, vale a dire quella parte di stipendio dei dipendenti che dovrebbe essere legata alla produttività ma che nel tempo si è trasformata in un premio tout cort, svincolato dall’efficienza. Dunque, stipendi comunali a rischio; a maggio, infatti, le buste paga dei dirigenti e degli impiegati potrebbero essere decurtate di una fetta significativa, si parla anche di 300 euro. E ciò, malgrado le promesse di Marino di non toccare i compensi, pur sapendo che il ministero dell’Economia da tempo manifesta contrarietà alla prassi degli aumenti a pioggia senza motivo. Così l’occasione mancata dal sindaco di approfittare dei rilievi del Mef per giustificare qualche taglio, ora potrebbe assumere il sapore di una beffa per i dipendenti.
La relazione degli ispettori del Ministero dell’Economia, consegnata ad inizio del mese, auspicava il blocco di questa procedura giudicata «anomala e fuori dalle regole». Ora la giunta spera di aggirare l’ostacolo rimodulando i premi in fase di contrattazione decentrata con i sindacati. Ma questo percorso non può essere concluso in tempi rapidi. Di qui le conseguenze sugli stipendi. Intanto, il segretario generale, Liborio Iudicello, ha scritto una lettera a tutti i capi dipartimento chiedendo di scrivere, ognuno per la propria parte, le controdeduzioni alla sonora bocciatura del Mef. Gli ispettori, come si diceva, non hanno lesinato accuse sull’utilizzo irregolare del fondo per il trattamento accessorio. «È emersa – scrivono – la mancata finalizzazione delle risorse del fondo per il trattamento accessorio a remunerare la performance individuale. Gli istituti contrattuali sono stati utilizzati per corrispondere compensi alla generalità dei dipendenti, in maniera avulsa da qualsiasi valutazione, in aperta violazione delle finalità premiali degli stessi». In sintesi, negli anni a Roma si è consolidata un’usanza: quello che dovrebbe essere un premio legato ai risultati, era una voce consolidata degli stipendi. Inoltre, la relazione del ministero dell’Economia parla anche di «irregolare utilizzo del personale a tempo determinato», «anomalie nell’utilizzo dei lavoratori interinali».
Per capire cosa ha sbagliato il primo cittadino è utile citare altri passaggi della relazione completata questo mese dal Ministero dell’Economia, molto dura nei confronti del passato, ma assai critica anche sulle scelte del sindaco in carica. Gli ispettori, nelle 330 pagine, scrivono che, rispetto al passato, il cambiamento di direzione in Campidoglio non c’è stato. Alcuni passaggi, più di altri, sono significativi.
«L’aspetto più preoccupante è rappresentato dalla mancata adozione di provvedimenti finalizzati a riportare in equilibrio il bilancio. Nel 2013 il bilancio di previsione è stato chiuso solamente grazie all’utilizzo di un contributo straordinario da parte dello Stato di circa 320 milioni di euro». E ancora: «La situazione non appare migliorata, essendosi ripetuti i medesimi comportamenti registrati negli anni precedenti». Nel 2014, a causa della riduzione del contributo utilizzabile, «la predisposizione del bilancio di previsione appare ancora più complessa, in particolare modo se l’ente proseguirà nella scarsa solerzia ad adottare concrete azioni di contenimento della spesa, anche di quella riferita ai propri moduli organizzativi esterni, quali le società partecipate». Dunque, l’assenza di una correzione di rotta, la mancata attuazione di scelte necessarie – tagli alla spesa e le riduzioni delle partecipate, dice il ministero dell’Economia – potrebbe avere conseguenza immediate.
Roma, 22 aprile