Nato in Nigeria nel ‘63, Simon Norfolk ha iniziato la carriera di fotoreporter con l’intento di cambiare il modo di raccontare la guerra. Dal 2001, il suo unico“soggetto” è l’Afghanistan. Tra i protagonisti di “Incontri ad Altemps. Paesaggio e Fotografia”, fino al 4 giugno dove sarà a Palazzo Altemps a Roma.
Simon Norfolk racconta che voleva cambiare la fotografia, che aveva dei debiti, così decise di Andare in Afghanistan quando iniziò il bombardamento americano perché non aveva nulla da perdere.
«Quando sono in un posto come l’Afghanistan, devo riconoscere che ho una posizione privilegiata. Ho pelle bianca, carta di credito, passaporto per un Paese sicuro, biglietto aereo. Soprattutto, mi è consentito esprimere opinioni su ciò che vedo. La gente che fotografo non ha nulla di tutto ciò e nessuno vuole ascoltare. Allora, cosa puoi fare? Devi raccontare le loro storie”
Simon Norfolk è un fotografo di paesaggi che fa la maggior parte delle foto alle 5 del mattino, non incontro molta gente, ma anche in questo modo Simon, è sicuro che anche alle quattro di mattina su di una collina qualcuno spunterà fuori e dirà: hey, cosa stai facendo, posso raccontarti la storia della mia vita? Avolta sono racconti molto forti e toccanti che Norfolk cerca di usare per cambiare il mondo. Ad esempio se un uomo ti racconta che sua moglie è stata stuprata raccontando la storia in una foto. Simon spera che lo stesso non avvenga con sua figlia o sua nipote.
Le foto di Simon Norfolk generalmente sono disabitate ed egli stesso racconta che sono un modo per far riflettere sulla guerra; portando l’osservatore a pensare alla storia prima dello scatto e alle conseguenze dopo, secondo Simon inserire persone nelle fotografie le trasforma in biografie, i suoi ritratti Norfolk in Afghanistan, li ha affiancati a quelli di John Burke che era lì nel 1880.
Roma 21 maggio,