Mondovisione Tour è partito. Ligabue, che inizialmente doveva arrivare per le 21:00, si è fatto attendere come una vera star ed è stato accolto dall’Olimpico con un boato di felicità alle 21:30. Oltre sessantamila spettatori per questa prima data romana del Mondovisione Tour, che apre una stagione ricca di concerti per Ligabue.
Il colpo d’occhio all’Olimpico è meraviglioso e il palco, voluto dallo stesso Ligabue, rende tutto molto suggestivo: 700 fari, un impianto acustico da 800.000 watt di potenza e un maxischermo ricurvo su 180 gradi di 44 metri per 12, che per tutto il concerto mostra le immagini della band e racconta le canzoni, soprattutto quelle di Mondovisione.
Ma lo spettacolo per alcuni è iniziato prima: circa 20 ragazzi hanno avuto la fortuna di entrare nel backstage prima del concerto e lì, dopo aver parlato con Marco Ligabue e dopo aver visto i membri della band, uno su tutti Federico Poggipollini, storico chitarrista del rocker di Correggio, che ha fatto foto e firmato autografi, hanno avuto il piacere di poter incontrare Ligabue, che si è dimostrato da subito disponibile con tutti, firmando autografi e facendo una foto di gruppo. C’è stata anche l’opportunità di porgli delle domande e, tra le risposte avute, ci sono sicuramente ottime notizie per i fan: finito il tour negli stadi, sembra che Mondovisione Tour avrà l’opportunità di arrivare all’estero, fuori dal continente europeo, per poi approdare nel 2015 in Europa. Durante l’incontro ha spiegato come ancora senta “una voglia di matta” di stare sul palco, come proprio questa voglia gli dia la forza per mandare avanti tour così impegnativi e come sia fondamentale la risposta dei fan, per cui cerca di impegnarsi sempre di più, anche se afferma che spesso si ritrova a dire “certo che potevo fare di più”, non ponendosi dei limiti.
Mondovisione Tour inizia con Il muro del suono: Ligabue intona “Il cerino sfregato nel buio fa più luce di quanto crediamo” e il maxischermo si riempie di fiammelle accese. Una canzone che attacca i responsabili della crisi finanziaria che sta colpendo il mondo, tanto che viene sottolineato che “chi doveva pagare non ha mai pagato”.
Seguono Il volume delle tue bugie e due classici come I ragazzi sono in giro e Ho messo via. A Siamo chi siamo anticipa una breve introduzione: “A volte succede che ci chiediamo quelle grandi domande esistenziali, succede, ci capita, ci succede. Qual è il senso della vita? Da dove veniamo? Dove andiamo? Chi siamo? Allora, questa sera offro io. Risposte per cinque minuti: qual è il senso della vita? Viverla. Da dove veniamo? Dall’utero di mammà. Dove andiamo? Stiamo qua che dobbiamo fare il concerto. E soprattutto chi siamo? Ma cazzo, chi saremo? Siamo chi siamo!”
Suonati anche i pezzi storici come Leggero, Lambrusco e pop corn, Balliamo sul mondo e Urlando contro il cielo, anticipata da qualche fuoco d’artificio visibile dal prato dello stadio, che ha fatto tremare lo stadio grazie agli spettatori in visibilio, da sempre legati alla canzone, tanto che Ligabue la considera una delle intoccabili perché se non la suona viene intonata dagli stessi fan, già prima del concerto.
Con Per sempre Ligabue dà un tocco d’intimità alla serata, facendo scorrere sullo schermo le immagini della sua famiglia: foto del padre e della madre, foto che lo ritraggono da bambino insieme a suo fratello. Condivide con i fan frammenti di quella che è stata la sua vita quotidiana casalinga.
Dopo aver suonato La neve se ne frega cita un improbabile Sindacato dei cantanti cinquantenni, che sembra aver stabilito cinque minuti di pausa per la categoria rappresentata. Ligabue ne approfitta godendosi lo spettacolo di sessantamila persone che intonano, prima sotto suoi suggerimenti e poi grazie alla band (composta da Federico Poggipollini, Niccolò Bossini, Micheal Urbano, Luciano Luisi e Davide Pezzin) che suona, Ho perso le parole, Happy Hour, Viva e il ritornello di Tu sei lei, poi cantata da lui. A seguire A che ora è la fine del mondo e Piccola stella senza cielo.
Con la canzone successiva passano sul maxischermo alcune citazioni sul potere: “Il privilegio dei potenti è vedere le catastrofi da una terrazza”, di Jean Giraudoux; “Il potere è l’afrodisiaco supremo”, di Henry Kissinger; “Più grande è il potere, più pericoloso è il suo abuso” di Edmond Burke; “Quando il potere dell’amore avrà superato l’amore per il potere, si avrà la pace”, di Jimi Hendrix (accolta da un boato); “L’amore per il potere esclude tutti gli altri”, di Indro Montanelli. L’ultima citazione è tratta dal Vangelo di Matteo: “Voi siete il sale della terra, ma se il sale diventa insipido, con che cosa si renderà il sapore?”. È questa l’introduzione al brano Il sale della terra, contro il potere. Durante la canzone vengono mostrati alcuni dati Istat: costi totali della politica 2013 (tra diretti e indiretti) 23,2 miliardi; italiani che vivono di politica. 1,1 milioni; costi della giustizia 2013: 4 miliardi; numero dei processi pendenti: 9 milioni. Sicuramente il momento più politico della serata.
Un’altra rappresentazione di se stesso arriva sul finale, con la canzone Con la scusa del rock’n’roll, dove lo schermo trasmette immagini in movimento della carriera, dagli inizi, quando si distingueva anche grazie ai suoi capelli lunghi e neri corvino, fino ad oggi. La canzone viene introdotta da Ligabue, che omaggia il suo pubblico: “Tendo a perdere gli aggettivi quando si tratta di parlare di voi, però sappiate che anche questa sera, da qui, si è visto uno spettacolo fantastico. Perché anche questa sera siamo stati come dovevamo essere, abbiamo fatto quello che dovevamo fare, con la scusa del rock’n’roll”.
Non c’è che dire, la prima di Ligabue si dimostra all’altezza delle aspettative e non delude i fan, che hanno fatto registrare il tutto esaurito allo stadio Olimpico da settimane (previsto anche a Milano e Catania). Di questo passo Mondivisione Tour – Stadi 2014 sarà un altro successo di Luciano Ligabue, vero protagonista del palcoscenico italiano.
Roma, 31 maggio